Scrivere l’indice della vita

Antonio Gallo
6 min readJan 28, 2022

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Il Libro

Se ogni uomo è un libro e ogni libro è un uomo, allora vorrà dire che la vita degli esseri umani ha bisogno di un modo che la descriva alla meglio. L’uscita di questo libro, (un ennesimo libro sul libro), mi offre l’opportunità di “indicizzare” la mia vita. Dal latino “indicem”, l’indicare del dito che tende a mostrare diverse “cose” riferite al soggetto su cui facciamo cadere la nostra attenzione. I sinonimi e le situazioni per “indicizzare” possono essere tanti e diversi.

L’indice. Innumerevoli sono le espressioni connesse a questa parola. In maniera figurata si può puntare l’indice, fare atto d’accusa nei confronti di qualcuno, accusare. Può anche indicare, negli strumenti di misurazione, l’asticella mobile destinata a segnare su una scala graduata il valore della grandezza da misurare, oppure, in matematica, segnalare il rapporto, talora espresso percentualmente, fra i valori numerici di due grandezze: gli indici antropometrici, l’indice toracico, l’indice di rifrazione. In statistica, segnala l’espressione sintetica delle dimensioni di un dato fenomeno in rapporto a una quantità assunta come base, o la relazione intercorrente fra più fenomeni: indice dei prezzi, indice di natalità e di mortalità. Ancora in matematica una lettera, numero o altro segno grafico per distinguere un determinato ente. Per esempio, le vitamine B1, B2, B6, B12, se posto in basso deponente, se è posto in alto rispetto al simbolo, esponente, se è posto in basso rispetto al simbolo, pedice. In maniera ancora figurata indica il dato sintomatico che rivela l’esistenza di determinati aspetti e fenomeni e, infine, nei libri, l’elenco dei titoli delle varie parti dell’opera o dei titoli dei brani, con l’indicazione della pagina relativa: consultare l’indice.

Eccoci arrivati al cuore del problema. Io lo chiamo: l’indice della vita, quella di ognuno di noi, un indice fatto di parole e di numeri, messi insieme determinano e stabiliscono le coordinate della nostra esistenza nello spazio e nel tempo. Quando veniamo alla luce cominciamo a scrivere sulle pagine del libro della nostra vita. Giorno dopo giorno inseriamo i “contenuti”.

Nella realtà di lingua inglese, per i libri non si usa il termine “indice”, ma si parla di “table of contents”, l’elenco dei contenuti, i fatti, gli eventi, gli accadimenti che segnano il nostro percorso di vita. Tutto può essere riportato in parole e queste determinano un tipo di indice che possiede valori appprofonditi, tanto profondi che possono chiamare l’indice “ragionato”. Il canone di riferimento è identitario e riportabile ai famosi chi-cosa-quando-dove-perchè.

L’ordine più naturale è quello alfabetico, legato alla scelta di parole, tutte quelle parole di cui è fatta la vita di ogni essere umano. Perchè siamo soltanto noi uomini e donne a sentire ed avere la necessità di lasciare una traccia nel tempo e nello spazio della nostra comparsa in vita. Di qui la necessità di mettere ordine per ritrovarsi. Arrivati ad un certo punto, ad una certa età, è cosa naturale ed auspicabile che ognuno di noi stenda il suo indice di vita. Questo libro mi offre la possibilità di stendere il mio. Lo posso fare perchè ho l’età.

Il Libro

E’ quello che ha fatto Dennis Duncan, professore, accademico, bibliotecario e linguista inglese, scrivendo questo libro che ha sottotilolato:“Un’avventura libresca, dai manoscritti medioevali a quelli dell’età digitale”. Le immagini delle due edizioni italiana e inglese illustrano questo post.

La maggior parte della gente, quando ha tra le mani un libro, pensa poco alle ultime pagine ed anche alla possibile introduzione/presentazione. Io, figlio di tipografo, le cerco e le leggo prima di entrare nel libro, per me sono importanti. Specialmente l’indice, è il mondo segreto del libro e del suo autore, uno strumento quotidiano, non celebrato ma straordinario, con una storia illustre ma poco conosciuta, la chiave per capire l’opera.

Tracciando il suo curioso percorso dai monasteri e dalle università dell’Europa del tredicesimo secolo alla Silicon Valley nel ventunesimo secolo, Dennis Duncan rivela come l’indice abbia salvato gli eretici dal rogo, tenuto i politici dalle alte cariche e fatto di noi tutti i lettori che sono oggi.

Lo seguiamo attraverso tipografie tedesche e caffè illuministi, soggiorni di romanzieri e laboratori universitari, incontrando imperatori e papi, filosofi e primi ministri, poeti, bibliotecari e, ovviamente, indicizzatori lungo il percorso. Duncan rivela il vasto ruolo dell’indice nella nostra cultura letteraria e intellettuale in evoluzione e mostra che nell’era della ricerca siamo tutti rastrellatori di indici nel cuore.

Più di 2300 anni fa veniva edificata la biblioteca di Alessandria, pronta a raccogliere in un unico luogo migliaia di papiri. Questa concentrazione mai vista prima di opere pose dei problemi pratici: come orientarsi tra file e file di rotoli all’apparenza tutti uguali senza doverli srotolare uno per uno? Come dividerli tra gli scaffali, come raggrupparli?

Fu il poeta Callimaco a trovare una soluzione semplice ma geniale: catalogare alfabeticamente le casse contenenti i rotoli e stilare a parte un volume che raccogliesse l’elenco delle opere presenti nella biblioteca. Man mano che la produzione di testi scritti aumentava, il libro stesso iniziò a cambiare, per rispondere alla domanda che tormentava già Callimaco: com’è possibile trarre velocemente un’informazione in questa selva di pagine?

I libri iniziarono così a essere divisi in capitoli che scandivano i temi tenendo conto del tempo effettivo di una singola sessione di lettura, mentre la divisione dei paragrafi sorse insieme alle prime università, per fornire agli studenti una scansione visiva più rapida ed efficace. A partire dalle concordanze delle bibbie medievali, questo inesausto processo di affinamento tecnologico del libro si raddensò intorno a uno strumento oggi spesso sottovalutato, nascosto com’è nelle ultime pagine di ogni volume: l’indice analitico.

Pochi lo sanno, infatti, ma è per rendere efficienti gli indici che sono nati i moderni numeri di pagina. E questa centralità segreta dell’indice nell’ecosistema del sapere arriva fino a oggi: ogni volta che sfruttiamo la barra di ricerca di Google stiamo solo accedendo a una forma avanzatissima di indice analitico, non poi troppo diverso da quelli che con l’invenzione della stampa presero a corredare la moltitudine di copie che affollavano le biblioteche del mondo.

Dennis Duncan ci racconta l’avventurosa storia dell’indice analitico, di come abbia salvato eretici dai roghi, influenzato la politica e provocato risse tra scrittori. Scopriremo un regno di improbabile ossessione e piacere che accomunò nei secoli tipografi tedeschi e monaci medievali, Virginia Woolf e Vladimir Nabokov, filosofi illuministi e ingegneri informatici della Silicon Valley. Perché “Indice, Storia dell” è in fin dei conti la storia di come abbiamo imparato con fatica e ostinazione a rendere leggibile il grande e vitale caos di conoscenza che ogni giorno produciamo.

Questo e’ un libro che ho letto in versione Kindle e che ho trovato non solo importante, ma anche utile dal punto di vista strettamente personale. In qualità tanto di dinosauro, quanto anche come figlio di una famiglia di tipografi, mi sono sorpreso a ricordare, leggendolo, le casse dei caratteri mobili nella stanza della composizione della piccola tipografia paterna.

Ho imparato a leggere e scrivere prendendo le lettere di piombo da quelle casse, da quei piccoli spazi quadrati, sistemati in maniera alfabetica, da sinistra a destra, nelle loro varie dimensioni, tondo o corsivo, maiuscoli e minuscoli, disposti sul compositore, misurati col tipometro.

Si creavano le parole, si organizzavano in frasi, generavano paragrafi e davano vita alla “forme”, che diventavano pagine e poi quinterni, sedicesimi che diventavano libri. L’ultimo era destinato a contenere l’indice che portava il libro nelle mani del rilegatore che completava l’opera. Mi sono reso conto di avere scritto il mio libro, lo sto ancora scrivendo, spero di poter continuare a farlo non so ancora per quanto tempo, il mio indice, quello della mia vita, con quei caratteri mobili, con le dita sporche di inchiostro …

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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