Il “sogno” dell’Intelligenza Artificiale
Ho fatto un sogno. Ne faccio tanti. Tutti sogniamo. Sogni diversi, come diversi sono i cervelli. Il mio ne fa molti, strani ed incomprensibili, alcuni significativi. Stanotte ho sognato qualcosa su un argomento al quale sono molto interessato: la “Intelligenza Artificiale”. Mi interessa perchè l’ho sempre collegata a quella “Naturale” che non sempre si dimostra in grado di aiutarci a capire come va il mondo e come siamo fatti noi che ci viviamo.
E’ trascorso ormai molto tempo da quando ho lasciato l’insegnamento. Per insegnare ho sempre pensato a come fare il mio lavoro di docente con “intelligenza”. Non sempre ci sono riuscito, lo riconosco. Continuo a sperare che per questo quella “artificiale” possa essere di aiuto.
Una speranza che continua anche nei miei sogni. Gli anni trascorsi tra libri, scuole, università, studenti ed insegnanti, lingue ed argomenti connessi, tanto divergenti quanto convergenti, hanno concorso a formare quello che qualcuno ha chiamato il “brodo primordiale” della materia di cui tutti siamo fatti.
Come giustamente disse il Bardo, anche io sono “fatto della stessa sostanza dei sogni”. Quelli miei riflettono il mio vissuto. Ho sognato di dover entrare in una nuova classe formata da molti giovani studenti di liceo. Dovevo iniziare l’anno scolastico introducendo la lingua inglese. Avevo tra le mani la fotocopia del brano con un testo in lingua inglese da distribuire e studiare, il cui titolo era, appunto, “AI: Artificial Intelligence”.
Ricordo che ne stavo discutendo con un collega il cui volto mi era del tutto sconosciuto, ma che in effetti, il mio “conscio” me lo proponeva come “conosciuto”. Un controsenso, solo in apparenza, che da sveglio non mi so spiegare, ma da “in sonno” era la realtà.
“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. È così che Shakespeare, nella sua opera “La tempesta”, immagina l’essenza umana, quella parte più profonda di noi che è immutabile ed eterna alla quale è stato dato il nome di anima. La nostra vita non si esaurisce nella realtà contingente, ma sussiste oltre di essa, in una dimensione eterea e surreale, dove la nostra anima trova una piena realizzazione. E tutto sembra continuare nei sogni.
Ma cosa sono i sogni? Perché ancora oggi rimangono tema oscuro e sconosciuto, nonostante le moderne tecnologie e gli studi scientifici avanzati? Che cos’è l’intelligenza artificiale? Potremmo dare una miriade di risposte a questa domanda, così come non potremmo darne nessuna. Una domanda semplice che mette in crisi anche il più erudito dei pensatori o, peggio ancora, degli scienziati.
Molti si sono occupati di questo argomento, a partire dagli antichi greci che considerarono il sogno una dimensione privilegiata in cui cercare e scoprire la struttura più interna dell’uomo e del mondo in cui vive. Con il mistero della sua natura si misurarono filosofi antichi e moderni e ognuno di loro dette una propria interpretazione a riguardo. Ma possiamo dire qualcosa di più di quella artificiale? Sembra di si.
L’abbiamo a portata di mano, ne facciamo parte, senza saperlo: IBM, Amazon , Microsoft, Google, Facebook, per citarne solo alcuni. Sono tutte “intelligenze artificiali” nel senso che l’artificiale è un oggetto che è fatto o sviluppato dagli esseri umani piuttosto che accadere naturalmente, specialmente come copia di qualcosa di naturale. Si incontra e si scontra con quella naturale che può essere definita come la capacità di pensare, riconoscere, comprendere, apprendere e risolvere problemi.
Possiamo allora dire che qualsiasi oggetto/cosa o macchina che è nato/sviluppato/creato/prodotto dall’essere umano con la capacità di pensare, comprendere e risolvere problemi è noto come oggetto di intelligenza artificiale. Oppure la macchina che ha la capacità di pensare, riconoscere è conosciuta come intelligenza artificiale.
Funziona esattamemte come il cervello umano. Per ogni accadimento/attività, viene generato un nuovo circuito di rete neurale all’interno della mente. Significa che la nostra mente lavora sul pattern matching, vale a dire un confronto/incontro di modelli.
Ogni giorno, nella nostra vita, seguiamo alcuni schemi come camminare sul lungomare, tenere il cucchiaio, aprire la porta. Per ogni schema è stato creato un circuito e in base a quel circuito, completiamo il nostro compito, supponiamo di andare a casa di un parente, ci saluteranno e ci chiederanno di sederci.
In quel momento, un modello sarà attivo nella nostra mente, mentre stiamo per ottenere una sedia o un altro oggetto adatto per sedersi. Così funziona il cervello umano. Anche l’intelligenza artificiale funziona sulla base di questi schemi del cervello umano. Lavora sull’algoritmo di ricerca del modello impostato all’inizio.
Ritornando al mio sogno posso dire che mi sono stati proposti i tag, le etichette dei miei modelli, in forma di interessi: la lingua inglese, la classe, gli studenti, i colleghi, l’ambiente, l’argomento. Insomma, il cervello riceve e rielabora in vita reale e riproduce in sonno/sogno, rielaborando in maniera sua ed impropria, in maniera quanto mai libera, arbitraria e misteriosa.
Se la capacità di una macchina di pensare o riconoscere è nota come intelligenza artificiale e lavora sulla corrispondenza dei modelli e sull’identificazione degli input, proprio come il cervello umano, il cervello umano, in sogno, va per conto suo, infischiandosene sia dei modelli coscienti e naturali che di quelli eventualmente artificiali. Il sogno, allora, rimane un mistero, tanto per l’intelligenza artificiale e quella naturale quanto per le presuntuose neuroscienze.
Mi resta da spiegare la frase che si legge nella immagine che correda questo post. Feci quella foto durante una conferenza sul tema della IA che si tenne a Bologna qualche anno fa. Il relatore voleva invitare ad essere prudenti nel dibattito sul futuro della Intelligenza Artificiale. Non ricordo quale fosse con precisione la sua finale considerazione in merito. Rimane l’ambiguità di questa dichiarazione e resta tele per entrambi le intelligenze.