Il pregio della sintesi di una parola
La parola “caregiver” deriva dall’inglese, combinando “care,” che significa cura, e “giver,” che significa chi dà. Pertanto, un (una) caregiver è letteralmente “colui/colei che dà cura” a qualcuno, tipicamente a una persona malata o disabile.
Questo termine è stato adottato per descrivere sia i familiari che i professionisti che forniscono assistenza a chi ne ha bisogno, in particolare in contesti di malattia grave o terminale. Il concetto di “caregiver” ha radici storiche profonde. Si può risalire all’antica Grecia, dove le donne si occupavano dei malati e dei feriti durante le guerre.
Tuttavia, il termine moderno è emerso nel XX secolo, riflettendo l’evoluzione delle pratiche di assistenza e il riconoscimento del ruolo cruciale che i caregiver svolgono nella società contemporanea.
Negli ultimi decenni, la figura del “caregiver” ha acquisito sempre più rilevanza, specialmente con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche. In Italia, il (la) “caregiver” familiare è spesso un membro della famiglia che si occupa di un congiunto malato, mentre il caregiver professionale è un operatore sanitario o un badante13.
La legge italiana 205/2017 ha iniziato a riconoscere formalmente questo ruolo, offrendo vari benefici e supporti per alleviare il carico di responsabilità associato a tale compito.
La figura del “caregiver” rappresenta non solo un’importante risorsa per le famiglie e i pazienti, ma anche un tema centrale nel dibattito sociale e politico riguardante l’assistenza sanitaria e il supporto alle famiglie. La parola in lingua inglese ha il pregio della sintesi.