“Il mondo è il libro dove il senno eterno
scrisse i proprii concetti …”
Il 5 SETTEMBRE 1568 nacque Tommaso Campanella, Domenicano, teologo, filosofo e poeta. Fu pazzo per non morire. Nel 1599 viene arrestato. Aveva ordito una strana congiura di carattere politico-religioso, mirante a liberare la Calabria dal malgoverno spagnolo per farne il centro di uno Stato teocratico universale.
Il nuovo secolo è alle porte e il frate domenicano assume toni profetici nel delineare una nuova organizzazione sociale priva di conflitti, corruzione, ingiustizie, povertà. Durante il processo adotta una ardita strategia di difesa: si finge pazzo. Resiste ad atroci torture che lo lasciano semivivo, simulando comportamenti folli mentre gli slogano a una a una le ossa. Riesce così a convincere i giudici e a evitare la pena di morte.
Tommaso Campanella era nato a Stilo, in Calabria, il 5 settembre 1568, ed era entrato giovanissimo nell’ordine domenicano, spinto, più che da sincera vocazione, dal desiderio di studiare. Spirito curioso e inquieto, va alle fonti del pensiero filosofico leggendo i testi greci e gli autori del neoplatonismo rinascimentale, si interessa alla «nuova scienza» galileiana e si entusiasma per il naturalismo di Bernardino Telesio.
Da questo mutua l’idea della natura come un tutto organico animato. Venuto in sospetto di eresia a causa dei suoi scritti, aveva già subìto, tra il 1591 e il 1597, una serie di processi, con esiti alterni. Rimane in carcere a Napoli per ventisette anni, nei quali continua a scrivere, tra l’altro una coraggiosa Apologia in difesa di Galileo e poesie di forza visionaria. Ma l’opera più famosa è La città del Sole, un dialogo che si inserisce nella corrente della letteratura utopica e che disegna uno Stato ideale teocratico e comunistico.
Dal profondo del buco nero dove è stato gettato immagina una città radiosa: una repubblica governata da saggi, in cui proprietà privata e famiglia sono abolite, con una religione naturale estranea a ogni confessione, una organizzazione politico-sociale egualitaria, felice e armoniosa. La città, di cui l’autore descrive minuziosamente il disegno urbanistico, è difesa da sette cinta di mura, tutte affrescate a comporre un’immensa enciclopedia del sapere, ed è dominata dal tempio del Sole.
Riacquistata la libertà, Campanella sarà consigliere di papa Urbano VIII per le questioni astrologiche. Minacciato di un nuovo arresto dagli spagnoli, riparerà in Francia, dove verrà accolto benevolmente da Luigi XIII e dove rimarrà fino alla morte. L’utopista merita un posto di riguardo nel gruppo dei folli che hanno «superato la realtà».
Il mondo è il libro dove il Senno Eterno
scrisse i proprii concetti, e vivo tempio
dove, pingendo i gesti e ‘l proprio esempio,
di statue vive ornò l’imo e ‘l superno;perch’ogni spirto qui l’arte e ‘l governo
leggere e contemplar, per non farsi empio,
debba, e dir possa: — Io l’universo adempio,
Dio contemplando a tutte cose interno. –Ma noi, strette alme a’ libri e tempii morti,
copiati dal vivo con più errori,
gli anteponghiamo a magistero tale.O pene, del fallir fatene accorti,
liti, ignoranze, fatiche e dolori:
deh, torniamo, per Dio, all’originale!
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The world’s the book where the eternal Sense
Wrote his own thoughts; the living temple where,
Painting his very self, with figures fair
He filled the whole immense circumference.Here then should each man read, and gazing find
Both how to live and govern, and beware
Of godlessness; and, seeing God all-where,
Be bold to grasp the universal mind.But we tied down to books and temples dead,
Copied with countless errors from the life, –
These nobler than that school sublime we call.O may our senseless souls at length be led
To truth by pain, grief, anguish, trouble, strife!
Turn we to read the one original!Tommaso Campanella, Modo di filosofare (ca. 1620)
(J.A. Symonds transl. 1899)