Il mondo di Alice, il nostro mondo e quello di AI

Antonio Gallo
5 min readJan 26, 2025

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Il 27 gennaio 1832 nasce Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson, scrittore, poeta, fotografo, logico, matematico e prete anglicano britannico dell’età vittoriana.

‎”Se avessi un mondo mio,
tutto non avrebbe senso.
Niente sarebbe quello che è
perché tutto sarebbe
quello che non è.
E all’opposto,
ciò che è,
non sarebbe.
Capisci?”

Molto tempo fa scrissi questa frase di Alice sulla bacheca di un mio blog che si occupava di alchimia e qualcuno mi chiese se avessi mai sofferto mal di mare alla semplice lettura di un paragrafo come questo.

Si riferiva al “senso”. Io risposi che la lettura di Alice è sempre una sfida a quello che ognuno di noi chiama “senso”. A me sembra che il “senso” lo si possa capire soltanto se immaginiamo l’esistenza del “non senso”.

Una cosa che tutti possiamo fare. Basta volerlo. E allora possiamo scoprire la “bellezza” del “non senso”. Il guaio è che il desiderio di Alice di avere un mondo tutto “suo” non è possibile, per lei come per tutti noi. E allora immaginiamo che cosa ci perdiamo.

Lo chiesi al mio interlocutore, oggi lo chiedo a voi nel giorno in cui ricordiamo la nascita dell’inventore di Alice: “Io però posso dire di più: tu sei proprio sicuro che tutto il mondo che ci circonda abbia “senso”? O meglio: credete che noi afferriamo il “senso” del “non-senso”?

Pensateci e vedrete che ci divide un muro nel quale non ci scontriamo perché è di gomma. Ogni qualvolta veniamo catapultati contro, ci respinge e ci fa vibrare all’indietro vietandoci di entrare in quello che è il “non-senso” soltanto perché siamo schiavi del “senso”. Non so se mi spiego …

Ho chiesto a chatgpt DeepSeek di spiegarmi il senso della citazione. Ecco la sua risposta.

Il brano che hai citato da Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll è un esempio del gioco linguistico e filosofico che caratterizza l’intero romanzo. Questo passaggio riflette il tema del nonsenso (nonsense), tipico dell’opera, e offre una riflessione sulla natura della realtà, della logica e del linguaggio.

Analisi del testo:
“Se avessi un mondo mio, tutto non avrebbe senso”:

Qui Alice (o il personaggio che parla) immagina un mondo alternativo, governato da regole diverse da quelle del mondo reale. Questo mondo, però, non seguirebbe la logica a cui siamo abituati, rendendo tutto privo di senso. Carroll gioca con l’idea che la realtà sia costruita su convenzioni e regole che diamo per scontate, ma che potrebbero essere completamente diverse in un altro contesto.

“Niente sarebbe quello che è, perché tutto sarebbe quello che non è”:

Questa frase è un paradosso logico. In un mondo dove le regole sono capovolte, le cose non sarebbero più ciò che sembrano. Carroll suggerisce che la realtà è relativa e dipende dal contesto in cui ci troviamo. Se le convenzioni cambiano, anche il significato delle cose cambia.

“E all’opposto, ciò che è, non sarebbe”:

Qui il paradosso si approfondisce: ciò che esiste nel mondo reale non esisterebbe più in questo mondo immaginario. Carroll sta giocando con l’idea che la realtà sia fluida e che la nostra percezione di essa dipenda dalle regole che accettiamo.

“Capisci?”:

Questa domanda finale è ironica e mette in discussione la capacità del lettore (o di Alice) di comprendere un mondo così illogico. Carroll invita a riflettere su quanto la nostra comprensione della realtà sia legata a strutture logiche e linguistiche predefinite.

Commento:
Questo passaggio è un perfetto esempio dello stile di Carroll, che mescola umorismo, fantasia e filosofia. Attraverso il nonsenso, l’autore sfida il lettore a interrogarsi sulla natura della realtà e sulla logica. Il Paese delle Meraviglie è un mondo dove le regole sono capovolte, e questo permette a Carroll di esplorare domande profonde in modo leggero e giocoso.

Inoltre, il brano può essere interpretato come una metafora della crescita e della scoperta di sé. Alice, nel suo viaggio, impara che il mondo non è sempre come sembra e che la realtà può essere interpretata in modi diversi. Questo tema è centrale nel romanzo, che è spesso visto come un’allegoria del passaggio dall’infanzia all’età adulta.

In sintesi, Carroll usa il nonsenso non solo per divertire, ma anche per stimolare il pensiero critico e filosofico, invitando il lettore a guardare il mondo da una prospettiva diversa.

Tra senso e nonsenso, sul palcoscenico del mondo, continuiamo a recitare a soggetto illudendoci di comprendere quello che facciamo. “Capisci?” Ci chiede Alice. Noi rispondiamo senza capire e siamo contenti.

Il tema del senso e nonsenso in “Alice nel Paese delle Meraviglie” è centrale per comprendere l’opera di Lewis Carroll. La narrazione è caratterizzata da una continua tensione tra logica e assurdità, riflettendo la complessità dell’esperienza infantile e della crescita.

Nel Paese delle Meraviglie, il linguaggio perde il suo significato convenzionale. Alice si trova spesso in situazioni dove le parole non corrispondono ai significati attesi, creando un caos semiotico.

Questo è evidente quando il Brucaliffo discute di identità e cambiamento, mettendo in dubbio le certezze linguistiche di Alice. La frustrazione culmina nel processo contro il Fante di Cuori, dove Alice si rende conto che le regole logiche non si applicano nel mondo surreale che la circonda, esclamando “Non siete che un mazzo di carte!”

Carroll utilizza il nonsenso come strumento per esplorare le pieghe del linguaggio reale. Le sue invenzioni linguistiche, come le parole “portmanteau”, mostrano come il significato possa essere manipolato e distorto.

Questo gioco con le parole non solo intrattiene, ma invita anche i lettori a riflettere sulla rigidità delle convenzioni linguistiche e sociali.

Alice vive un’esperienza sinestetica in cui soggetto e oggetto si confondono. La sua caduta nella tana del Bianconiglio rappresenta l’ingresso in un regno dove le regole della logica sono sovvertite, permettendo un’esplorazione creativa della realtà.

Questo ambiente capovolto simboleggia le sfide dell’infanzia e dell’adolescenza, dove l’assurdo diventa una forma di comprensione del mondo. Le interazioni di Alice con personaggi eccentrici come il Cappellaio Matto e la Regina di Cuori mettono in luce le pressioni sociali che i giovani devono affrontare.

Le leggi capricciose della Regina simboleggiano le aspettative e le contraddizioni del mondo adulto, rendendo evidente la difficoltà di navigare tra senso e nonsenso durante la crescita.

In “Alice nel Paese delle Meraviglie”, il senso e il nonsenso sono intrecciati in un viaggio che esplora l’identità, la crescita e la complessità del linguaggio.

L’opera invita i lettori a riflettere sulle convenzioni sociali e linguistiche, mostrando come l’assurdità possa rivelare verità profonde sull’esperienza umana.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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