Il mio giornale digitale
I giornali e i libri, sono la passione della mia vita. Niente di straordinario, d’accordo. Quasi una malattia diffusa sin dai tempi antichi. Ha toccato molti esseri umani. La scrittura come “malattia”? Ma no, non è possibile. Noi siamo fatti per comunicare.
Solo gli uomini, incluse le donne, possono farlo. E le signore, in particolar modo, sanno farlo alla meglio. Pensando, leggendo e scrivendo diventiamo quello che siamo. Ogni essere umano è spinto a comunicare, ma non tutti sanno farlo.
Non sanno di possedere un potenziale unico. Tanto unico ed esclusivo che praticamente è un mistero. Soltanto chi decide di farlo, cioè di pensare, leggere e scrivere, saprà non solo quello che pensa, ma anche quello che non sa di sapere e di pensare.
Esattamente come scrivo in questa lettera diretta a “Il Giornale” che vedete qui sopra riprodotta. Non saprei dire quante di queste lettere ho scritto nel corso degli anni, io, figlio di un tipografo, diventato un dinosauro digitale.
Lettere dirette a giornali, riviste e settimanali. Se avessi voglia e tempo per farlo sono certo che potrei riempire le pagine di un libro. Lettere scritte in ogni possibile occasione, su qualsiasi argomento al primo quotidiano, settimanale o rivista raggiungibile.
Non soltanto in lingua italiana. Per motivi anche professionali, in qualità di studente e studioso di lingue. Ricordo in particolare una lettera inviata ad uno storico ed autorevole settimanale inglese, vecchio di ben trecento anni.
Il titolo della testata è tutto un programma: “The Spectator”. Spettatori siamo della vita e tutti abbiamo bisogno di comunicare qualcosa con qualcuno che ci legga, ci ascolti e sappia rispondere.
Me ne sono ricordato di recente quando, abbonato come sono, in forma digitale, a questa rivista ho ripercorso con la memoria il tempo degli inizi dei miei studi. Una sorta di finestra autobiografica su quegli anni allorquando decisi di iniziare lo studio della lingua di Shakespeare.
Ne scriverò in un prossimo post qui su MEDIUM che è diventato il mio “giornale digitale”. E’ vero, sono quello che sono, per quello che ho letto e continuerò a leggere, fino a quando mi sarà possibile. Non siamo soltanto quello che mangiamo, ma anche quello che leggiamo.
Si mangia per nutrire un corpo che si crea, si rinnova e, ahimè, si consuma. Alla stessa maniera leggiamo per nutrire la mente. Ma cosa significa esattamente nutrire la mente? Perchè lo facciamo?
Per essere informati, per piacere, per gratificarci, per progredire, istruirci, intrattenerci, commuoverci, ispirarci, capire, apprezzare, crescere, sviluppare. Potrei continuare all’infinito con questi tentativi per capire un processo che è esclusivamente umano, ben diverso da quello degli animali.
Cosa ne ricaviamo, leggendo e scrivendo? Un tempo la lettura e la scrittura erano abilità riservate a pochi. Oggi siamo tutti affetti da una malattia che è stata chiamata infodemia sociale.
Non si tratta solamente di saper difendersi e gestire una epidemia che ci è caduta addosso in maniera tanto violenta quanto affatto imprevista, come tante ce ne sono state nella storia umana. Se gli uomini sapessero leggere bene e meglio, più di quanto facciano comunemente, di certo non potremmo parlare di epidemia informativa.
Non si può leggere con leggerezza, superficialità, parzialità, in maniera ideologica e prevenuti. Non bisogna nemmeno pensare che esista la certezza di una lettura che sia depositaria della verità, nel senso che possa condurre gli uomini alla migliore soluzione dei problemi esistenziali.
E’ vero, invece, il fatto che una lettura corretta può guidarci alla compensione delle difficlltà legate alla nostra esistenza. Io continuo a leggere e scrivere per capire quello che penso. MEDIUM è il mio giornale digitale.