Il mezzo è il messaggio: il diritto di scrivere.
Tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni, un diritto sancito da quasi tutte le costituzioni. Con la nascita di Internet, la più grande invenzione di ogni tempo dopo quella della ruota, oggi abbiamo la possibilità di connetterci al mondo digitale e comunicare ciò che pensiamo in tempo reale. Lo si può fare liberamente, “free lance”. Vi pare poco?
Le opinioni fanno le idee, le idee alimentano la libertà, liberano il pensiero. I “social” hanno avuto tutto il successo che continuano ad avere sopratutto perché hanno liberato il pensiero degli esseri umani che per secoli è stato quasi sempre chiuso nel buio delle stanze della loro mente, spesso anche incatenato. Le opinioni si sono sempre di più diffuse facendo nascere, però, anche una nuova categoria umana che non esisteva prima. Una categoria, non professionale, ma molto diffusa, che va sotto il nome di “tuttologia”.
Se tutti possono esprimere le proprie opinioni, significa che ognuno può parlare di tutto. Politica, arte, religione, cucina, medicina … L’intera catena della conoscenza umana scorre sulle pagine di Google, sotto i nostri occhi, sul nostro tablet o smartphone. Tutti possono leggere e rispondere proponendo opinioni una dopo l’altra, in una catena senza fine. Opinionisti e tuttologi a confronto ogni giorno sul palcoscenico del mondo diventato una “rete”.
Qualcuno ha detto che è una “rete” che genera follia, alienazione, violenza. Altri pensano che può facilitare il nostro rapporto con il divino. Per questa ragione si parla di “cyberteologia”. Altri ancora, e sono i più, pensano solo a fare mercato, quindi soldi. In questo contesto mi trovo a scrivere in uno spazio virtuale, una piattaforma digitale che aspira ad avere un “respiro” globale.
La stessa piattaforma, però, non intende perdere perdere di vista quelle che sono le varie e diversificate realtà umane, sociali e culturali locali. Questa realtà si chiama MEDIUM, un nome che oltre ad avere una risonanza nobile e antica, intende essere un “territorio” più di una piattaforma e di un social.
Negli spazi infiniti della rete c’è posto per tutti, sia per gli opinionisti che i tuttologi, a condizione che sia per gli uni che per gli altri ci siano idee e libertà per evitare che la stessa Rete non diventi una nuova Babele. C’è bisogno, perciò, anche di un corretto coordinamento tra tutti gli uomini dotati di intelligenza ed anche di quello che gli anglosassoni chiamano “common sense”: un genuino, onesto e pratico senso comune, per far si che, pur tra le grandi differenze di cultura, lingua e tradizione, venga perseguito lo scopo comune, quello di una conoscenza che porti alla elevazione, crescita e valorizzazione dell’uomo in quanto essere umano vivo ed inviolabile e dell’umanità in quanto realtà, sia materiale che spirituale.
Scrivere su MEDIUM spesso sembra una passeggiata virtuale in una città affollata dove ogni passante è un estraneo. Metti i tuoi pensieri, la tua anima e le tue parole là fuori e, in cambio, ricevi una cacofonia di risposte da vagabondi senza volto su Internet. È un’esperienza unica, esaltante e, a volte, sconcertante. Ti trovi su una piattaforma in cui le parole regnano sovrane, funge da palcoscenico digitale per voci di ogni ceto sociale. Puoi mettere il cuore nella tua scrittura, creare frasi che risuonano nel profondo del tuo essere, ma alla fine, il tuo pubblico è un mare di volti sconosciuti.
C’è un certo anonimato in questa interazione, una finzione dietro la quale tutti ci nascondiamo. È come un ballo in cui tutti indossano una maschera e ballano sulla stessa melodia, ma non rivelano mai veramente la propria identità. Nel mondo di MEDIUM, sei solo una voce tra milioni, in competizione per l’attenzione, il riconoscimento e l’elusiva convalida degli estranei. Le tue parole sono la tua valuta e il numero di applausi, condivisioni e commenti diventa la tua scorecard. È facile lasciarsi coinvolgere in questo gioco di numeri, per equiparare il tuo valore come scrittore con i parametri del tuo successo.
Ma nel vasto oceano di interazioni virtuali, è importante ricordare che dietro ogni avatar c’è una persona reale con le proprie esperienze, lotte e storie uniche. Anche se scrivere a volte può sembrare come gridare al vuoto, è fondamentale riconoscere che ogni lettore è una potenziale connessione in attesa di essere stabilita.
La bellezza di MEDIUM sta nella possibilità di incontri fortuiti. Potresti imbatterti in un pezzo che risuona con le tue esperienze, scritto da qualcuno che si sente come uno spirito affine, anche se non l’hai mai incontrato di persona. Questi momenti di connessione sono ciò che rende la scrittura simile a una conversazione con estranei su Internet.
È in questi momenti che risplende davvero la potenza della parola scritta. Quando le parole di un perfetto sconosciuto ti toccano il cuore, ti fanno annuire in accordo o ti fanno venire una lacrima agli occhi, riafferma l’esperienza umana condivisa. Ti ricorda che anche in questo vasto panorama digitale ci sono fili di comunanza che ci legano tutti. Io lo faccio sia nella mia lingua nativa che in quella che ritengo essere la portavoce della mia seconda identità. Ognuno di noi, ormai, vive più vite, parla e ascolta più lingue in una realtà a più dimensioni. Il mezzo resta il messaggio. Il messaggio è vita.