Il Festival della Vita
Ecco, le parole sono quelle giuste. Pure con la maiuscola. Il Festival della Vita. Qui da noi in Italia. Con le parole, ci sono tutti. Una città con i suoi fiori, il suo santo e, soprattutto, le sue canzoni. Un rito che, non a caso, “ritorna” implacabile ogni anno, nel bel mezzo di un inverno in ritardo, ma sempre destinato prima o poi ad arrivare. Quando arriva, sia l’uno che l’altro, si fanno sentire ben oltre i confini nazionali, in un inverno dell’anima. Sul palcoscenico con le note, oltre i soliti, allegri canti, risuoneranno anche le dolenti note di tanti che, un bel altro tipo di destino, ha costretti a non poter più cantare. Ci sarà anche il solito cronista scrittore, con il suo ultimo annuale libro e la sua ultima, implacabile intervista, a quell’immancabile presidente che canterà ancora una volta il suo canto di libertà per il suo popolo sempre in guerra. Su quel palcoscenico risuoneranno canti, canzoni e canzonette in tutte le lingue, l’inno del Festival di una Vita (con la maiuscola!) folle, per simboleggiare l’orribile trionfo della Morte di migliaia di innocenti.