Il dialetto napoletano secondo AI

Antonio Gallo
10 min readMar 2, 2024

--

Le recenti polemiche sulla canzone ”I p’ me, tu p’ te” di Geolier, scritta in dialetto napoletano, arrivata seconda al Festival di Sanremo, ha riacceso l’interesse non solo per questo argomento, la musica e la canzone italiana, in Italia e nel mondo, ma anche le polemiche su una realtà linguistica, quella dei dialetti delle lingue di tutto il mondo.

In particolare nel nostro Bel Paese che, pur rimanendo il “Paese dove il bel sì suona”, i dialetti continuano ad avere una loro importanza che nessuno potrà negare o nascondere. E’ una questione di identità, di differenze, non solo musicali e canore, ma anche sociali, morali, culturali e politiche. E’ in ballo sempre l’eterno contrasto tra Nord e Sud, con i relativi problemi, conflitti e anche incomprensioni.

Non ultimo l’episodio del giornalista Vittorio Feltri, messo sotto inchiesta e processo per presunta diffamazione della realtà meridionale e odio razziale. Al ridicolo ovviamente non c’è mai fine. C’entra sempre il dialetto. “Terronia” e “Polentonia” sono realtà non solo metafisiche ma anche mentali.

Mi manca Gino De Filippo, il mio grande amico poeta, vero “mastro del dialetto”. Se fosse ancora tra di noi, avremmo avuto modo, ancora una volta, di accapigliarci su un argomento come il testo di questa canzone scritta in una nuova forma sociale e digitale di dialetto napoletano.

Avrebbe fatto scaturire innumerevoli considerazioni sia dal punto di vista musicale e sociale, che culturale e politico. Non mi è mancato per l’occasione l’ennesimo, scontro in forma di discussione con il Prof. Salvatore D’Angelo, oltre che vecchio amico, collega linguista, apprezzato studioso del dialetto e avvertito storico locale.

Salvatore è rimasto alle sue antiche idee e al suo studio del dialetto quando era docente di lingua francese nella vicina scuola media di Striano. E’ passato quasi mezzo secolo da quella esperienza e lui continua a non rendersi conto che aveva ragione Marshall McLuhan quando disse che “il mezzo è il messaggio”.

Il napoletano di Geolier ha una sua specifità tutta sociale. Sta a confermare la volatilità, volubilità e mobilità di un dialetto che non vuole regole o grammatica, ma solo libertà nella sua socialità. Per questa ragione ho chiesto alla Intelligenza Artificiale di farmi una sintetica schedatura della dialetto napoletano.

Le ho posto diverse domande, se questa realtà linguistica, intesa come “mezzo”, è una lingua o un dialetto. Ecco quanto mi ha detto. Le varie risposte alle domande da me poste sono state opportumante editate e messe insieme così come le ho ricevute. Buona lettura!

Il dialetto napoletano è una varietà linguistica che deriva dal latino volgare e si è sviluppata nella regione di Napoli, in Italia. Ha una lunga storia e una ricca tradizione letteraria, con opere importanti scritte in dialetto napoletano. La questione se il dialetto napoletano possa essere considerato una lingua a sé stante è oggetto di dibattito tra linguisti. Alcuni lo considerano una lingua distinta, a causa delle sue caratteristiche grammaticali, lessicali e fonetiche uniche. Il dialetto napoletano ha una propria grammatica, un vocabolario distintivo e una pronuncia particolare che lo differenzia dall’italiano standard. Inoltre, è ampiamente utilizzato nella comunicazione quotidiana da parte di un gran numero di persone nella regione di Napoli.

Tuttavia, altri considerano il dialetto napoletano come una varietà regionale dell’italiano, piuttosto che una lingua separata. Questa posizione si basa sul fatto che il dialetto napoletano non ha una codificazione standardizzata e non è utilizzato come lingua ufficiale in ambiti istituzionali. La classificazione del dialetto napoletano come lingua o varietà linguistica dipende dalla prospettiva e dai criteri utilizzati. Molti linguisti riconoscono il valore e l’importanza culturale del dialetto napoletano, indipendentemente dalla sua classificazione formale.

Cosa significa quando si dice che il dialetto napoletano non ha una codificazione standardizzata? Quando si parla di una “codificazione standardizzata” si fa riferimento a un insieme di regole e convenzioni che stabiliscono la grammatica, il vocabolario e la pronuncia di una lingua o varietà linguistica. Queste regole e convenzioni sono utilizzate per garantire la coerenza e la comprensibilità nella comunicazione.

Nel caso del dialetto napoletano, non esiste una codificazione standardizzata ufficiale come quella che esiste per l’italiano standard. Ciò significa che non esiste un’autorità linguistica o un organismo che abbia stabilito una norma ufficiale per la scrittura e l’uso del dialetto napoletano in modo uniforme. Di conseguenza, ci possono essere variazioni significative nella grammatica, nel vocabolario e nella pronuncia del dialetto napoletano a seconda della zona geografica o dell’individuo che lo parla. Questa mancanza di standardizzazione può rendere difficile la comprensione reciproca tra i parlanti di dialetto napoletano provenienti da diverse aree o generazioni.

Ciò non significa che il dialetto napoletano sia privo di regole o che sia meno valido come forma di espressione linguistica. Al contrario, il dialetto napoletano è ricco di regolarità e strutture linguistiche complesse. Tuttavia, la sua mancanza di una codificazione standardizzata può influire sulla sua diffusione e sul suo riconoscimento ufficiale come lingua a sé stante. Il dialetto napoletano presenta variazioni nella grammatica e nel vocabolario a seconda delle diverse zone geografiche e delle generazioni. Ecco alcuni esempi.

Articoli: Il dialetto napoletano utilizza articoli definiti e indefiniti che possono variare a seconda del genere e del numero del sostantivo. Ad esempio, “o” o “a” sono gli articoli maschili e femminili singolari, mentre “i” o “e” sono gli articoli maschili e femminili plurali. Pronomi personali: Il dialetto napoletano ha forme di pronomi personali diverse dall’italiano standard. Ad esempio, “je” (lui/lei) viene utilizzato al posto di “egli” o “ella”. Coniugazione verbale: Il dialetto napoletano ha una coniugazione verbale distintiva. Ad esempio, il verbo “essere” (essere) viene coniugato come “songo” (sono), “si” (sei), “è” (è) in prima, seconda e terza persona singolare rispettivamente. Vocabolario: Il dialetto napoletano ha un vocabolario ricco di parole uniche. Ad esempio, “munnezza” (spazzatura) è una parola napoletana usata comunemente. Verbi: Ci sono verbi napoletani che possono differire dal vocabolario italiano standard. Ad esempio, “scennere” (scendere) è un verbo napoletano che corrisponde a “scendere” in italiano. Espressioni idiomatiche: Il dialetto napoletano è noto per le sue espressioni idiomatiche peculiari. Ad esempio, “fa ‘na pizza” (fare una passeggiata) è un modo di dire tipico del dialetto napoletano.

Questi sono solo alcuni esempi di variazioni nella grammatica e nel vocabolario del dialetto napoletano. È importante sottolineare che queste variazioni possono essere molto più complesse e numerose, poiché il dialetto napoletano è influenzato da diversi fattori storici, sociali e regionali. Ecco ulteriori informazioni sulle variazioni nella grammatica e nel vocabolario del dialetto napoletano: Flessione dei sostantivi: Il dialetto napoletano può presentare una flessione dei sostantivi che differisce dall’italiano standard. Ad esempio, il plurale dei sostantivi può essere formato aggiungendo la desinenza “-e” o “-i”, a seconda del genere e del numero. Aggettivi: Gli aggettivi nel dialetto napoletano possono variare a seconda del genere, del numero e del caso. Ad esempio, l’aggettivo “bell” (bello) può diventare “bella” al femminile singolare, “belle” al femminile plurale, “bell’” al maschile singolare davanti a una parola che inizia per vocale, ecc. Pronomi dimostrativi: Il dialetto napoletano ha forme di pronomi dimostrativi che differiscono dall’italiano standard. Ad esempio, “stu” (questo) viene utilizzato al posto di “questo” e “sta” (questa) al posto di “questa”. Verbi ausiliari: Il dialetto napoletano può utilizzare verbi ausiliari diversi dall’italiano standard per formare i tempi composti. Ad esempio, invece di utilizzare “essere” (essere) come ausiliare per i verbi riflessivi, si può utilizzare “avé” (avere). Cibo e cucina: Il dialetto napoletano ha un ricco vocabolario legato al cibo e alla cucina. Ci sono termini specifici per piatti tradizionali napoletani come “pizza”, “pasta e fagioli” (pasta e fasule), “ragù” (sugo di carne), ecc. Slang e gergo: Come molti dialetti, il napoletano ha sviluppato uno slang e un gergo caratteristici. Ciò include parole e espressioni informali usate nella comunicazione quotidiana tra i napoletani. Parole di origine straniera: Il dialetto napoletano può contenere parole di origine straniera, specialmente spagnola, francese e araba, che sono state integrate nel lessico a causa delle influenze storiche e culturali.

È importante notare che il dialetto napoletano è estremamente vario e può presentare differenze significative tra diverse comunità napoletane. Le variazioni possono essere influenzate da fattori come l’area geografica, la classe sociale, l’età e l’educazione. Quindi, mentre queste sono solo alcune delle caratteristiche generali del dialetto napoletano, esistono molte altre sfumature e peculiarità che rendono questa varietà linguistica unica e affascinante.

Esiste una grammatica del dialetto napoletano come lingua? Non esiste una grammatica standardizzata del dialetto napoletano come lingua a sé stante. Come menzionato in precedenza, il dialetto napoletano è caratterizzato da una mancanza di codificazione ufficiale e standardizzazione. Pertanto, non esiste un’autorità linguistica che abbia stabilito un insieme di regole grammaticali uniformi per il dialetto napoletano.

Ciò non significa che non ci siano studi e risorse linguistiche che analizzano la grammatica del dialetto napoletano. Nel corso degli anni, linguisti e studiosi hanno documentato le caratteristiche grammaticali del dialetto napoletano in varie pubblicazioni accademiche, libri e materiali didattici. Tuttavia, queste risorse possono differire tra loro e possono rappresentare le peculiarità grammaticali del dialetto napoletano in modo diverso.

Inoltre, è importante sottolineare che il dialetto napoletano è principalmente una lingua orale, trasmessa attraverso la comunicazione quotidiana e la tradizione orale. Ciò significa che la sua grammatica è principalmente basata sull’uso e sull’osservazione degli schemi linguistici utilizzati dai parlanti nativi, piuttosto che su una norma prescrittiva. Quindi, mentre esistono risorse che trattano la grammatica del dialetto napoletano, queste possono variare e non esiste una grammatica standardizzata universalmente accettata come per l’italiano standard.

Ci sono regole di grammatica? Sì, il dialetto napoletano ha regole grammaticali che definiscono la struttura delle frasi, la flessione dei sostantivi, degli aggettivi, dei verbi e così via. Tuttavia, queste regole possono variare da un parlante all’altro e da una comunità dialettale all’altra. Ciò è dovuto alla natura dialettale del napoletano, che si è sviluppato in modo indipendente dall’italiano standard e che è influenzato da diverse varianti regionali. Le regole grammaticali del dialetto napoletano sono state osservate e documentate da linguisti e studiosi, ma non esiste una norma ufficiale o una codifica standardizzata che sia universalmente accettata.

Alcune regole grammaticali comuni nel dialetto napoletano includono: L’accordo tra il sostantivo e l’aggettivo in genere e numero. Ad esempio, “nu’ cafè” (un caffè) diventa “na’ cafè” (una caffè) per indicare il femminile singolare. La flessione dei verbi per indicare il tempo, il modo e la persona. Ad esempio, “I’ tengo” (Io ho) indica la prima persona singolare del verbo “avé” (avere). L’ordine delle parole nella frase, che può differire dall’italiano standard. Ad esempio, “A Maria j’ha ditto” (A Maria ha detto) può essere l’ordine delle parole nel dialetto napoletano.

E’ importante sottolineare che queste regole possono variare in base al contesto, all’area geografica e all’influenza sociale. Non esiste una “grammatica definitiva” del dialetto napoletano, ma piuttosto una serie di regole e tendenze linguistiche che sono emerse osservando il modo in cui i parlanti nativi usano la lingua nella comunicazione quotidiana. Sebbene il dialetto napoletano abbia regole grammaticali, queste possono variare e non esiste una codifica standardizzata universalmente accettata. C’è una differenza significativa tra il dialetto napoletano e l’italiano standard. Il dialetto napoletano è una varietà linguistica distinta dall’italiano standard, con caratteristiche grammaticali, fonologiche e lessicali proprie.

Pronuncia e fonologia: Una delle differenze più evidenti tra il dialetto napoletano e l’italiano standard è la pronuncia dei suoni. Il dialetto napoletano ha una serie di suoni vocalici e consonantici che possono essere diversi dall’italiano standard. Ad esempio, la “e” e la “o” italiane possono essere pronunciate come /i/ e /u/ rispettivamente nel dialetto napoletano. Grammatica: La grammatica del dialetto napoletano presenta differenze rispetto all’italiano standard. Ad esempio, il dialetto napoletano ha un sistema di articoli definiti e indefiniti che differisce da quello italiano. Inoltre, la coniugazione verbale può variare, così come la flessione dei sostantivi e degli aggettivi. Vocabolario: Il vocabolario del dialetto napoletano può essere molto diverso da quello dell’italiano standard. Ci sono parole uniche e espressioni idiomatiche specifiche del dialetto napoletano che potrebbero non avere un corrispondente diretto in italiano. Inoltre, il dialetto napoletano può incorporare parole di origine straniera, specialmente spagnola, francese e araba. Uso e registro: Il dialetto napoletano viene comunemente utilizzato nella comunicazione informale e familiare tra i parlanti nativi, mentre l’italiano standard è utilizzato in situazioni formali, negli ambienti educativi e negli affari. Il dialetto napoletano è spesso considerato una lingua più colloquiale e intima, mentre l’italiano standard è la lingua ufficiale dell’Italia e viene utilizzato nelle istituzioni nazionali.

La relazione tra il dialetto napoletano e l’italiano standard è complessa e varia da individuo a individuo. Molti napoletani sono bilingui e utilizzano sia il dialetto napoletano che l’italiano standard a seconda del contesto. Inoltre, l’italiano standard ha influenzato il dialetto napoletano e si sono verificate interazioni linguistiche reciproche nel corso del tempo.

Il dialetto napoletano è una varietà linguistica parlata principalmente nella regione di Napoli, in Italia, e nelle zone circostanti. È una delle lingue regionali italiane più conosciute e ha una storia e una tradizione ricche. Dal punto di vista fonetico, il dialetto napoletano presenta una vasta gamma di vocali e consonanti che possono variare notevolmente rispetto all’italiano standard. Una caratteristica interessante è la presenza di suoni vocalici centrali simili allo “schwa” (ə) nelle parole in cui si trovano le vocali “e” e “o” nella forma standard dell’italiano. Ad esempio, la parola “mare” nell’italiano standard viene pronunciata /ˈmaːre/, mentre nel dialetto napoletano potrebbe essere pronunciata come /ˈmərə/. In questo caso, la vocale “e” viene sostituita da un suono centrale simile allo “schwa”.

Tuttavia, è importante sottolineare che la pronuncia e l’uso di questi suoni possono variare notevolmente a seconda del contesto, del parlante e della regione specifica in cui viene parlato il dialetto napoletano. Il dialetto napoletano è noto per la sua varietà e per la sua ricchezza di sfumature linguistiche, che possono differire anche tra quartieri e comunità all’interno della stessa area geografica.

Inoltre, va notato che con l’influenza dell’italiano standard e dei mezzi di comunicazione di massa, l’uso del dialetto napoletano è diminuito nel corso degli anni, specialmente tra le giovani generazioni. Tuttavia, continua a essere parlato e amato da molti come parte integrante dell’identità culturale e linguistica della regione di Napoli. In conclusione, il dialetto napoletano e l’italiano standard sono due varietà linguistiche distinte con differenze significative a livello di pronuncia, grammatica, vocabolario e uso.

Chatbot Poe Assistant

--

--

Antonio Gallo
Antonio Gallo

Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

No responses yet