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Il delfino e l’inquieto destino

Il delfino di Giorgio Caproni (1919–1990) è una poesia che rappresenta il rapporto tra l’uomo e Dio. Il delfino, che “balza” e appartiene tutto al mare, simboleggia la presenza di Dio che “appare e scompare”, come un “acrobata” ilare e giocoso. Il delfino è l’emblema dell’ ”altro” che l’uomo cerca “con affanno”, ma che si diverte a fondere la “negazione” (il tuffo subacqueo) con l’ ”affermazione” (il volo elegante). La poesia di Caproni è come una “grande battaglia con Dio”, in cui il poeta cerca di comprendere dove si nasconda e dove si riveli la presenza divina. Attraverso l’immagine del delfino, il poeta suggerisce che Dio accompagna la vita di ogni uomo, talvolta scomparendo e talvolta riapparendo, ma sempre pronto a esortarci ad abbracciare pienamente la vita. La poesia si collega al concetto dell’ “inquieto destino” che caratterizza tutti gli uomini in diversi modi. Il delfino è come “l’emblema dell’Altro che cerchiamo con affanno”, rappresentando l’inquietudine umana. Simboleggia la manifestazione e il nascondersi di Dio, che “appare e scompare” come un “acrobata ilare”. La poesia è stata definita “una grande battaglia con Dio”, in cui il poeta cerca di comprendere dove si nasconda e dove si riveli. I versi sono caratterizzati da uno “spirito inquieto” nella sua ricerca di un “bene perduto o forse solo nascosto”. Il poeta affronta con coraggio i drammi e le necessità dell’esistenza, senza rinchiudersi in astrazioni filosofiche. Secondo il critico Davide Rondoni, Caproni non ha mai “giocato con la poesia”, ma ha offerto uno “sguardo aperto all’evento del mondo”, affrontando con lealtà l’inquietudine dell’esistenza. Caproni riflette l’inquietudine dell’uomo nel suo rapporto con Dio e le sfide dell’esistenza. Il delfino diventa l’emblema di questa ricerca inquieta dell’Altro e dell’affermazione della vita nel suo mistero.
IL DELFINO
Dovunque balza il delfino
(il mare gli appartiene tutto,
dicono, dall’Oceano fino
al Mediterraneo), vivo
là vedi il guizzo di Dio
che appare e scompare, in lui ilare
acrobata dall’arguto rostro.È il giocoliere del nostro
inquieto destino — l’emblema
dell’Altro che cerchiamo
con affanno, e che
(il delfino è allegro — è il gaio
compagno d’ogni navigazione)
si diverte (ci esorta)
a fondere la negazione
(un tuffo subacqueo — un volo
elegante e improvviso
in un biancore di spume)
col grido dell’affermazione.Giorgio Caproni