Il Bel Paese del pre-giudizio
Sere fa, un programma televisivo. Non dirò “chi” e “dove”, ma spiegherò il “cosa” e il “perchè”. Nel calderone ribollente dei gravi problemi che questa umanità sta vivendo, è stata inserita anche la discussione su un libro che, al momento in cui scrivo, non è ancora in libreria ma che conferma le ragioni di questo mio post. Era presente anche l’autore, il quale, giustamente, doveva avere lo spazio per parlarne.
A quasi un anno dalla scomparsa di un personaggio come questo di cui stiamo parlando, i partecipanti dovevano ragionare sulla eredità politica di una delle figure più emblematiche della Seconda Repubblica. Su quale sia il lascito politico, culturale e sociale di un uomo la cui vita è stata ricca non solo di successi. La forza delle sue idee, il linguaggio sempre chiaro e diretto, le intuizioni, le alleanze e le strategie pensate con lungimiranza hanno cambiato il modo di fare politica e di comunicarla.
In nome della libertà, l’autore del libro si propone di analizzare i valori che hanno determinato la sua discesa in campo e, successivamente, la lunga stagione che abbiamo vissuto, segnando in modo deciso, comunque la si pensi, il recente passato, il presente e il futuro della politica italiana.
Ne hanno parlato in maniera alquanto evasiva. A mio modesto parere anche fuorviante, in quel bollente calderone che avevano scoperchiato e agitato sfiorando, da egregi tuttologi mezzobusti, anche la terza guerra mondiale nucleare, considerata addirittura imminente e inevitabile.
Capirete l’atmosfera. Parlare di un morto recente e di questi fatti apocalittici, a mio parere, era davvero poco congruo ed opportuno. Con quale e quanta sofferenza e supponenza se ne poteva parlare?
Ma tant’è. Dovevano farlo, il perchè era intuibile. Si doveva dare un “giudizio”. Avrebbe rafforzato il tema che va sotto il nome di “bias” e che qui intendo approfondire, confrontandolo con la parola italiana “pre-giudizio”.
Cos’è il pregiudizio? Un sentimento, una opinione, una idea, un atteggiamento? Io ritengo che sia un modo di pensare tipicamente italiano: giudicare prima di pensare. Anzi, addirittura, senza pensare. Noi Italiani, latini specifici e qualificati, abbiamo innato il senso del “giudizio”, la capacità di spaccare il capello, dare il “sesso” agli angeli senza sapere se sono quelli caduti e perduti, oppure quelli veri e illuminati.
Con l’arrivo della comunicazione digitale e sociale c’è un chiaro, inequivocabile atteggiamento pregiudiziale nei confronti della realtà. Tutti sono pronti a dare una risposta, sparare una valutazione, emettere una sentenza, un giudizio finale.
Senza sconti e senza prove. Per avere un like, un battimani da emoticon. Purtroppo la realtà non ha una sola faccia, l’orizzonte ha più punti di vista. Il senso della valutazione prima di avere conoscenza di altri punti di vista non porta alla verità, anzi la deforma e la trasforma.
Accettare l’idea della esistenza di altri punti di vista dai quali si possa arrivare alla verità, senza per questo scontrarsi con altre visuali, è cosa possibile. Il senso della parola inglese “bias” lo conferma.
Il “pregiudizio” tutto italiano, ideologico, fideistico e dogmatico, lo nega. La forza della libertà lo richiede. Anche da morti il pregiudizio nel Bel Paese è un sovrano implacabile. La Libertà non è nè un “bias” nè un “pregiudizio”, è un fatto.
Bias: Indica una tendenza sistematica a deviare dalla neutralità, influenzando il giudizio o l’azione. Può essere inconscio o consapevole, implicito o esplicito. Si applica a diversi ambiti, dalla politica alla scienza, fino ai media e alle relazioni interpersonali.
Pregiudizio: Ha una connotazione più negativa e marcata rispetto a “bias”, sottintendendo un’opinione preconcetta e ostile. Si riferisce principalmente a giudizi negativi verso gruppi di persone o individui. In italiano, il termine “pregiudizio” è spesso associato a discriminazione e ingiustizia.
“Bias” è un termine più ampio e neutrale, mentre “pregiudizio” ha una valenza negativa più forte.
“Bias” può essere usato in contesti non necessariamente legati a discriminazione, mentre “pregiudizio” implica quasi sempre un’accezione negativa.
“Bias” è un termine più utilizzato in ambito scientifico e accademico, mentre “pregiudizio” è più comune nel linguaggio quotidiano.Alcuni esempi:
“L’algoritmo di selezione del personale presenta un “bias” implicito a favore dei candidati maschi.”
“Ha espresso un “pregiudizio” razzista nei confronti del suo vicino di casa.”Comprendere le sfumature tra “bias” e “pregiudizio” è fondamentale per una comunicazione efficace e per contrastare la cultura del pregiudizio.