Il 25 marzo del 1300 ebbe inizio il viaggio di chi “osò essere Dio”
Dante Alighieri, poeta e scrittore (1265–1321), il poeta immaginifico, inizia nel giorno del “Dantedì” la sua avventura ultraterrena. Compie uno straordinario viaggio, scendendo nell’orrore infernale, arrancando sulle balze del Purgatorio, spiccando il volo di cielo in cielo, rapito dalla vertiginosa bellezza della luce divina. È un pellegrino spaurito che teme per la propria sorte di peccatore, ma può contare su due guide che lo sostengono nel suo «fatale andare»: l’amato Virgilio, che rappresenta anche — siamo nel Medioevo e ogni scrittura si carica di più significati — gli insegnamenti della filosofia e l’autorità dell’Impero, e l’amata Beatrice, che rappresenta anche il sapere teologico e il magistero della Chiesa. La trama della Commedia riflette il grande disegno dantesco di un mondo terreno prefigurazione del mondo ultraterreno, nel quale il potere universale dell’Imperatore, assicurando la pace, è l’unico che può permettere all’uomo di realizzare pienamente se stesso, in attesa di essere beato alla corte dell’Imperatore celeste. Chi si oppone a questo disegno provvidenziale introduce il Male nella Storia ed è responsabile del disordine morale che affligge l’umanità. Sullo sfondo di questa complessa costruzione ideologica, si snoda il viaggio del protagonista che incontra personaggi indimenticabili: drammatiche figure di dannati; anime miti in attesa, immerse nella eterna primavera del Purgatorio; beati del Paradiso, in cui l’unico elemento sensibile è la luce. Inesorabile il Dante poeta sottopone a inappellabile giudizio i vivi e i morti, distribuendo a sua discrezione sentenze di condanna o di assoluzione. Possiamo così trovare nel profondo dell’Inferno papi e grandi della terra bollati di infamia, mentre personaggi considerati peccatori e perfino colpiti da scomunica godono del perdono divino. Sconfitto politicamente, esiliato, ramingo per l’Italia, Dante si vendicherà dei suoi nemici e degli oppositori dell’Impero, riuscendo perfino a destinare, da vivo, alla bolgia dei simoniaci il papa in carica, Bonifacio VIII. Se Dante personaggio è un piccolo individuo che rappresenta l’intera umanità peccatrice, timorosa di dannazione, Dante poeta investe se stesso di una missione salvifica e, giudice rigoroso e implacabile, OSA ESSERE DIO. Sublime esempio di delirio di onnipotenza. (Almamatto)