Il 1 Novembre 1755 scoppiò l’ira di Dio

Antonio Gallo
2 min readOct 31, 2022

--

Lisbona in una stampa del tempo

Sarebbe troppo dire che il terribile terremoto e lo tsunami di Lisbona, che rasero al suolo una delle grandi città d’Europa e uccisero un quinto dei suoi abitanti, abbiano fatto tremare dalla base anche la filosofia europea?

Centinaia di scrittori hanno tentato di dare un senso al terremoto, tra cui il giovane Immanuel Kant. A differenza della maggior parte degli scrittori poeti e filosofi, egli attribuì quel terribile sconvolgimento tellurico alle forze geologiche piuttosto che a Dio.

Che dire poi della popolare ed ottimistica teoria del Dio “buono”, riassunta dall’affermazione di Leibniz secondo cui viviamo nel “migliore di tutti i mondi possibili”, di fronte ai tanti morti ed alle indicibili sofferenze subite da migliaia di persone, nientemeno proprio nel giorno di Ognissanti?

Né potè resistere alla tentazione di occuparsene Voltaire che scrisse il suo scettico “Poema sul disastro di Lisbona” dopo un mese dalla calamità e mise il terremoto il centro del suo capolavoro sarcastico, “Candido”.

La mattina di domenica 1 novembre 1755, poco dopo le nove e mezza, nel porto della città di Lisbona giunse la fine del mondo. In una giornata iniziata con cieli azzurri e mite calore, l’orgogliosa capitale del Portogallo venne colpita da un violento terremoto.

Dopo un breve tremore di due minuti, arrivarono sei lunghi minuti di orrore. Lisbona ondeggiava “come grano al vento prima che valanghe di pietre volanti nascondessero le rovine sotto una nuvola di polvere”.

Una terza scossa rase al suolo la maggior parte degli edifici ancora in piedi, causando una catastrofica perdita di vite umane. La città era stata colpita da una potente scossa sismica stimata in 8,7 della scala Richter, più potente del terremoto di San Francisco del 1906.

Un’ora dopo, il piccolo fiume di Lisbona e la costa dell’Algarve vennero inghiottite da una serie di tsunami. Nelle zone della città non interessate dalle onde, gli incendi infuriarono per sei giorni, completando la distruzione della quarta città più grande d’Europa.

Quando tutto finì, 60.000 anime erano morte e l’85% degli edifici di Lisbona, oltre a un’inimmaginabile ricchezza di tesori culturali, erano stati distrutti. Il terremoto ebbe un impatto devastante sulla psiche europea.

Teologi e filosofi rimasero sconcertati da questa terribile manifestazione dell’ira di Dio. Come conciliare la presenza di tanta sofferenza nel mondo con l’esistenza di una divinità benefica?

Per lo stesso Portogallo, nonostante un ambizioso programma di ricostruzione (che diede vita alla moderna scienza della sismologia), il terremoto inaugurò un periodo di declino, in cui la sua supremazia marittima fu eclissata dall’inesorabile ascesa dell’Impero britannico. Una città e una società vennero cambiate per sempre in un solo giorno di terrore.

--

--

Antonio Gallo
Antonio Gallo

Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

No responses yet