Ieri come oggi, oggi come ieri, è sempre Cinema Paradiso …

Antonio Gallo
3 min readAug 13, 2022

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Le generazioni

A distanza di quasi due generazioni, il film di Giuseppe Tornatore (1988) rimane un capolavoro. Per varie ragioni. La principale riguarda la comunicazione. Tutto ruota, infatti, intorno a questa attività umana che caratterizza ogni società.

Ci sarebbe da scrivere un saggio di antropologia culturale a vedere la vita di quella gente, di quel paese, in quel determinato periodo storico.

Tornatore fece nel suo film quella “lettura” alla stessa distanza di tempo con la quale potremmo farla noi oggi, con il medesimo lasso di tempo. Sommando i due spazi temporali sarebbero quasi ottanta gli anni presi in considerazione.

La carica dei miei anni e più. Se la si facesse di nuovo oggi, quella “fotografia” sociale che Tornatore fece allora, scopriremmo che, quella gente non esiste più. Ma sarebbe facile rilevare che, a ben vedere, non tutto è cambiato. Tutto sommato, le cose stanno ancora così.

Se sentite quello che si dicono in questa campagna elettorale i vari partiti (esistono ancora?): gruppi, movimenti, raggruppamenti, abbinamenti, convergenti o divergenti, nulla è cambiato da questo punto di vista.

Voglio dire, aveva ragione chi disse che “bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”. Il nipote del Principe di Salina sapeva bene quello che diceva. Resta vero che quella gente, quei luoghi, quel modo di vivere, non esistono più.

Ma, purtroppo, quegli stessi luoghi, quella gente, quei comportamenti continuano a manifestarsi, ad essere presenti non solo così come furono magistralmente registrati dall’occhio magico del regista Tornatore.

Quel paese, quella gente, quella società, tutto è ancora vivo, presente e attivo in tutta intera la nostra società. Ogni immagine proposta nel film agli occhi dello spettatore del XXI secolo, fa riemergere, anche se sotto altre forme, in altre vesti, con differenti suoni ed immagini, situazioni del presente:

Le parole chiave sono sempre le stesse: il lavoro, il sesso, l’economia, la chiesa, il clima, la malinconia, la bellezza e l’ignoranza, lo sfruttamento e la bontà, il lassismo e il fatalismo, il fascismo, il comunismo …

C’è un personaggio nel film di Tornatore che mi ha sempre colpito ogni qualvolta rivedo questo film. Una presenza minore che appare più volte man mano che il tempo passa la sua mano sulla realtà circostante.

Pur non parlando mai, comunica a modo suo, saltellando, correndo dappertutto, urlando parole sconnesse nei panni sporchi dello scemo del paese.

Ricorda il folle Shakespiriano, nel quale probabilmente il regista intende manifestare lo scorrere del tempo che tutto travolge e tutto trasforma.Ecco, tutto questo ho pensato, guardando questo film per un’ennesima volta.

Non so se mia nipote, che appartiene alla generazione Z, ha visto questo capolavoro. Non saprei da dove cominciare per spiegarle certe situazioni, scene, motivi, sensazioni e sentimenti che soltanto chi li ha vissuti è in grado di conoscere e raccontare.

Avrei certamente molte difficoltà a farle comprendere tutto quello che il regista è riuscito a mettere in questo suo quadro sociale di quello che fu il nostro Bel Paese. O, meglio, era, soltanto quaranta più quaranta anni fa, ma che è ancora così oggi, ma in forme diverse …

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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