Idioglossia: una lingua che nessun’altra persona capisce tranne chi la parla

Antonio Gallo
4 min readAug 31, 2024

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Corriere.it/sette/

Esiste una lingua che nessun’altra persona parla o capisce tranne chi la parla? Si, esistono diversi casi ed esempi, sia nella vita pratica che in letteratura. Ci hanno anche scritto un romanzo e fatto un film su. Questo libro l’ho letto, porta lo stesso titolo, l’ho trovato interessante. Vedete la copertina qui sotto. E’ il romanzo dell’idioglossia, una lingua privata, un termine che indica un linguaggio idiosincratico inventato e parlato da una o due persone. Spesso si riferisce ai “linguaggi privati” dei bambini, in particolare dei gemelli, e può manifestarsi anche in bambini esposti a più lingue fin dalla nascita. Queste forme di comunicazione tendono a scomparire in età precoce, lasciando spazio all’uso di lingue più comuni.

L’etimo della parola “idioglossìa” deriva dalle radici greche:
ἴδιος (ídios), che significa “proprio”, “personale” o “unico”.
γλῶσσα (glōssa), che significa “lingua”.
-ία (-ia), un suffisso che indica una condizione o un processo.
Quindi, “idioglossia” letteralmente significa “lingua personale” o “lingua unica”, riferendosi a un linguaggio sviluppato e utilizzato da un individuo o da un piccolo gruppo di persone in modo esclusivo.

Lo scrittore inglese J.R.R. Tolkien è noto per essere stato un inventore di lingue. La sua passione per la linguistica e la filologia lo portò a creare diverse lingue artificiali per il suo universo fantasy di Arda, che include la Terra di Mezzo. Le lingue di Tolkien sono Quenya e Sindarin, lingue elfiche più conosciute. Sono state sviluppate con una grammatica e un lessico completi. Il Quenya è spesso descritto come una sorta di “Latino elfico” per la sua struttura e il suo uso formale, mentre il Sindarin è la lingua parlata dagli elfi della Terra di Mezzo.

Oltre al Quenya e al Sindarin, Tolkien creò il Khuzdul (la lingua dei nani), il Valarin (la lingua dei Valar), l’Adûnaico (la lingua di Númenor), e il Linguaggio Nero (la lingua di Mordor). In totale, si stima che abbia creato circa 20 lingue collegate al suo legendarium. Non solo inventò le lingue, ma anche sistemi di scrittura associati, come le Tengwar e le Cirth (rune), che furono utilizzate per scrivere queste lingue.

Tolkien creò una storia evolutiva per le sue lingue, partendo da radici comuni e sviluppando vocaboli attraverso mutazioni regolari, simili a quelle che si verificano nelle lingue naturali. Egli considerava l’invenzione di lingue come un “vizio segreto” e un aspetto fondamentale della sua creazione letteraria, che gli forniva spunti per le sue storie e contribuiva a rendere il suo mondo fantasy più realistico.

Potrebbe essere considerato in linea con l’ideoglossia. Ma alcuni studi lo ritengono un errore concettuale. L’idioglossia è un linguaggio privato, spesso incomprensibile per gli altri, che si sviluppa spontaneamente, in contesti di sviluppo o relazionali particolari. Le lingue costruite, invece, sono create consapevolmente da un individuo o da un gruppo, con regole grammaticali e vocabolario definiti, e spesso con uno scopo preciso, come la comunicazione in un’opera di fantascienza o la creazione di un linguaggio universale.

Vari scrittori inglesi, nel corso della storia della letteratura, hanno utilizzato e manipolato la lingua (inglese) per creare opere letterarie, ma non hanno inventato nuove lingue nel senso in cui si intende l’idioglossia o la creazione di lingue costruite. Possono aver creato dialetti fittizi o gerghi specifici all’interno delle loro opere, ma questi rimangono comunque basati sulla lingua inglese.

L’obiettivo di uno scrittore è comunicare idee, emozioni e storie attraverso la parola scritta. L’obiettivo di chi crea una lingua costruita può essere, invece, molto diverso: dalla semplice sperimentazione linguistica alla creazione di un mondo immaginario coerente. J.R.R. Tolkien ha creato lingue elfiche e orchesche per il suo mondo di Arda, ma queste sono lingue costruite con regole grammaticali e vocabolari complessi, ben lontane dall’idioglossia. George Orwell, nel suo romanzo “1984”, ha creato il “neolingua”, un linguaggio semplificato e manipolato politicamente, ma sempre basato sull’inglese.

Mentre chi scrive può utilizzare la lingua in modo creativo e inventivo, la creazione di un’idioglossia è un fenomeno molto diverso e spesso associato a contesti specifici di sviluppo o a disturbi del linguaggio. E’ un fenomeno linguistico legato a contesti di sviluppo e comunicazione personale, l’uso creativo della lingua da parte degli scrittori è un atto artistico che mira a coinvolgere e intrattenere il lettore. Entrambi i fenomeni offrono spunti interessanti per comprendere la complessità e la ricchezza del linguaggio umano. L’obbiettivo rimane lo stesso: condividere, comprendendosi.

IDIOGLOSSIA

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Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.