I “saggi” non hanno problemi
Seneca ha scritto nel suo “Tranquillità della mente” (13.3b) che al saggio non accade nulla che non si aspetta.
La cosa è stata confermata anche dal poeta Esiodo in maniera diversa, ma abbastanza chiara: “Il miglior tesoro è una lingua parsimoniosa”, vale a dire una lingua che parla poco.
Robert Greene, nel suo libro “Le 48 leggi del potere”, considera la lingua addirittura un aspetto del potere: è sempre meglio dire meno del necessario.
Mi sembra che l’attuale Presidente del Consiglio Italiano si stia comportando proprio in questa maniera. Parla poco, ma “fa” molto.
Ma perchè parliamo troppo? Perchè pensiamo di poter essere di aiuto tanto a sè stessi quanto agli altri. Il che spesso, se non quasi sempre, complica le cose.
Parliamo perchè pensiamo di aiutare, di sfogarci, di trovare la soluzione, ascoltiamo noi stessi piuttosto quello che dicono gli altri. Il risultato è soltanto uno: complichiamo le cose.
Quindi oggi saremo parte del problema o parte della soluzione? Ascolteremo la saggezza del mondo o affogheremo con lui con più rumore?