Ho intervistato un Sarraste …

Antonio Gallo
5 min readNov 9, 2024

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La Valle dei Sarrasti — Notturno (Foto@angallo)

Quando ho postato su FB questa foto, scattata da Episcopio sulla Valle dei Sarrasti, un mio caro amico Paolo Greco ha scritto: “Immagina uno dei primi abitanti a guardare verso la valle e il cielo. Pochi fuochi in basso e tante stelle in cielo. Ora le luci sono tante che le stelle quasi si nascondono. Peccato! Però, la foto è bella e il paesaggio trasmette pace e serenità. Un tempo fermo che fa stare irrealisticamente tranquilli.”

Mi è venuta spontanea fare questa domanda: “Cosa avrebbe pensato di quella falce di luna quell’antico Sarraste abitante della valle?”. Ora che, per una strana coincidenza, ho tra le mani le mani un libro che parla dei “Sarrastes, popolo della Campania antica tra mito e storia”, penso sia possibile dare una risposta alla domanda che mi sono posto.

Il libro esplora il segno indelebile lasciato da questo popolo nella storia della Campania, analizzando le loro origini, le pratiche religiose e il contributo alla fondazione di città come Pompei. L’autore discute anche il culto del dio Sarniner e la cultura materiale dei Sarrasti, con illustrazioni che accompagnano il testo.

Ci sono stati molti studi nel corso del tempo su questa valle e sui suoi abitanti, sulla etimologia del nome, la divinità delle fonti nella preistoria di una realtà lontanissima da quella di oggi.

Chi viveva in questa valle erano “signori della lancia, seguaci di culti e simbolismi tra il magico e il misterioso, una enigmatica triade che aveva un volto etrusco, accampato alle fauci di un fiume che era anche un porto fluviale di Pompei, tutto tra storia e leggenda”.

Il Libro

“Un sostrato culturale che si riallaccia al culto solare”, scrive Orazio Ferrara, noto ed autorevole studioso locale. Le mille luci di una valle al neon di un moderno rito notturno lastricato di cemento.

Quella fantastica ma realistica falce lunare, in quella foto sublimata dalla romantica considerazione fatta dall’amico Paolo sui lontani e tenui fuochi di bivacchi degli antichi Sarrasti, mi ha fatto immaginare un colloquio intervista con un possibile locale antenato progenitore Sarraste.

Una foto notturna della Valle nel territorio della moderna Città di Sarno, un luogo antico di millenni. Mi sono chiesto, cosa direbbe un antico Sarraste, alla fioca luce di un fuoco fatuo, sulla soglia della sua casa palafitta nel villaggio protostorico di Longola, guardando quello spicchio di pianeta.

Lui non sapeva cos’era un “pianeta”, non sapeva che qualcuno ci avrebbe messo piede, lui era un fedele del “culto del Sole”, il suo dio era il fiume Sarno. Immaginiamolo, seduto accanto al piccolo fuoco schioppiettante, con lo sguardo rivolto verso quel sottile spicchio di luna che illumina la valle.

I suoi pensieri sarebbero stati molto diversi dai nostri. Un legame profondo con la natura, la luna, forse soltanto un misterioso corpo celeste, ma anche un elemento fondamentale del suo mondo conosciuto, legato ai cicli naturali, alle maree, alle semine e ai raccolti.

Una grande, infinita, sterminata pianura di una valle paludosa, con case di paglia, costruite su palafitte e isolotti abitativi, in lagune d’acqua marina e fluviale.

Potrebbe aver visto in quella falce lunare un messaggio degli dei, un segno che indicava il momento giusto per agire in battaglia. Lui che era un guerriero per scelta e mestiere. C’era un senso di appartenenza?

Guardando la valle illuminata, avrebbe sicuramente provato un profondo senso di appartenenza a quella terra, luoghi che aveva abitato per generazioni. La Valle del Sarno, un dio-fiume con le sue acque, i suoi canali e i suoi boschi, era la sua casa, il suo universo. Avrebbe provato stupore e meraviglia al vederlo oggi con occhi moderni del terzo millennio?

Nonostante la semplicità della sua vita, un antico Sarraste sarebbe oggi capace di apprezzare la bellezza del cielo stellato e i misteri dell’universo con gli stessi nostri occhi ? Quella sottile falce di luna avrebbe suscitato in lui lo stesso senso di meraviglia e di rispetto per la natura.

E noi, oggi? Noi, immersi nella frenesia della vita moderna, spesso dimentichiamo di guardare il cielo e di apprezzare la bellezza delle cose semplici. Le mille luci della città ci distraggono, ci allontanano da un contatto più profondo con la natura e con noi stessi.

Un ponte tra passato e presente. La foto ci invita a riflettere su questo. Ci ricorda che, nonostante il passare dei millenni, alcune cose non cambiano mai. Il fascino noto della luna, la misteriosa, ma crudele bellezza della natura di questo territorio, il desiderio dell’uomo di trovare un possibile senso nel mondo.

Cosa possiamo imparare dai Sarrasti? Un dialogo immaginario tra un moderno e un antico Sarraste, ambientato nella Valle del Sarno, illuminata dalle luci moderne, mentre osservano la luna. Cosa resta di tutto questo? Archeologia della memoria. Quasi nulla.

Moderno Sarraste: Guarda come brilla la luna stasera. Sembra quasi che illumini il fiume Sarno come ai tuoi tempi. Ma non è più il tuo dio.

Antico Sarraste: È vero. La luna ha sempre guidato i nostri passi, riflettendo sulla superficie dell’acqua. Ma dimmi, come è cambiata la nostra valle?

MS: È un luogo vibrante, pieno di vita e di luci. Le città sono diventate molte, si sono espanse, e il fiume è circondato da strade e costruzioni mai viste prima. Ma il suo spirito rimane lo stesso, nonostante l’inquinamento che lo affligge.

AS: In effetti, il Sarno era la nostra linfa vitale. Attraverso di esso ci muovevamo con i nostri “lintri”, piccole imbarcazioni che ci portavano a pesca e a commercio. Come vivete ora?

MS: Non utilizziamo piu le barche, ma il legame con l’acqua è ancora forte. E’ vero, i pescatori sono quasi scomparsi con la ricca fauna acquatica, canali che continuano a rendere fertili le rive e i campi, continuando la tradizione di una antica fertilità. Ci sono nuove, grandi sfide da affrontare in una realtà umana completamente nuova e diversa dalla tua.

AS: Le sfide sono parte della vita. Anche noi affrontavamo guerre e conflitti per difendere la nostra terra dai Greci e dagli Etruschi. Ma avevamo anche momenti di festa e comunità.

MS: Le feste continuano! Celebriamo ancora i cicli della natura, come facevate voi. Ma ora ci sono anche eventi culturali che uniscono le persone in modi nuovi.

AS: Mi fa piacere sapere che il nostro spirito vive ancora. La nostra cultura era basata sulla comunità e sul rispetto per la terra e le sue risorse. Insegni ancora ai giovani questi valori?

MS: Sì, cerchiamo di trasmettere l’importanza della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente. La storia dei Sarrasti è una parte fondamentale della nostra identità.

AS: E la luna? È ancora un simbolo di speranza per voi?

MS: Assolutamente. Ogni volta che guardiamo la luna, ricordiamo le nostre radici e ciò che abbiamo superato. È un legame tra passato e presente. Ma guardiamo anche oltre.

AS: Allora, anche se i secoli ci separano, siamo uniti da questo filo invisibile. La nostra essenza continua a fluire come il Sarno stesso. Questo dialogo esplora le connessioni tra passato e presente, evidenziando l’importanza della cultura sarrasta nella vita moderna e il legame con la natura che persiste nel tempo.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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