Gli oltraggi del tempo divoratore

Antonio Gallo
3 min readOct 10, 2021

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Salvador Dalí, A Persistência da Memória, 1931

Questione di punti di vista. Per Salvador Dalì è “la persistenza della memoria”, per il Bardo si tratta di un “divoratore” con i suoi oltraggi. Senza dubbio, gli uomini, davanti al problema del tempo, provano da sempre un senso di angoscia. Assistono vivendo alla “fuga” del tempo, senza che nessuno riesca a fermarlo, rincorrerlo e ritrovarlo.

Anche io mi trovo a riflettere sui sessanta e forse anche più anni trascorsi, da quando lessi per la prima volta questo sonetto. Capisci ben poco quando lo leggi e hai venti anni. Per giunta lo studi in lingua e scopri che l’inglese di Shakespeare, quell’idioma che molti pensano sia una lingua facile, è davvero impossibile.

Se lo rileggi quando diversi decenni hanno “divorato” il tuo tempo, ti accorgi che, pur sentendo forte addosso il dolore dei segni che ti ha lasciato addosso il “leone” tempo, capisci quello che il Poeta ha scritto.

Il sonetto è un canto indirizzato direttamente al “Tempo”, una sua personificazione. L’oratore gli parla come se fosse un essere cosciente. Dice che il Tempo lo sta “divorando”, consuma tutto avidamente. Dice che può smussare la nitidezza delle zampe di leone e costringere la terra a riprendersi i suoi frutti e a produrre.

Gli permette di strappare i denti dalle fauci di una tigre mentre muore e si decompone, e di bruciare la Fenice mentre muore e rinasce. Le Fenici sono “lunghissime” perché si pensa che abbiano vissuto per 500 anni prima di scoppiare in fiamme.

Dice che il tempo è il benvenuto per far passare le stagioni da felici a tristi mentre si muove rapidamente attraverso gli anni, e fare tutto ciò che vuole al mondo e a tutte le cose dolci che svaniscono in esso.

Ma gli proibisce di commettere un terribile crimine: gli chiede di non toccare la fronte chiara del suo amante con i versi e non lasciarlo invecchiare e ottenere rughe, disegnando linee sulla sua testa con una penna antica.

Chiede al tempo di farlo rimanere “incontaminato” in modo che possa dare un esempio del modello di bellezza alle successive generazioni di uomini.

Ma poi soggiunge che non gli importa anche se potrà fare di peggio, perché indipendentemente da ciò che il tempo fa, il suo amore sarà immortalato con i suoi versi per sempre.

Tempo divoratore, spunta gli artigli al leone
e costringi la terra a divorar la sua dolce prole,
strappa le zanne aguzze dalle fauci feroci della tigre
ed ardi nel suo sangue l’immortale fenice,
rendi pure nel tuo corso stagioni tristi e liete
e fa quello che vuoi, Tempo dal veloce passo,
al mondo intero e ai suoi effimeri piaceri:
ma il più atroce dei delitti io ti proibisco.
Non scolpire le tue ore sulla fronte del mio amore,
non segnarvi linee con la tua grottesca penna;
durante la tua corsa lascia che resti intatto
qual modello di bellezza agli uomini futuri.
Oppur scatenati, vecchio Tempo: contro ogni tuo torto,
il mio amore nei miei versi vivrà giovane in eterno.

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Devouring Time, blunt thou the lion’s paws,
And make the earth devour her own sweet brood;
Pluck the keen teeth from the fierce tiger’s jaws,
And burn the long-lived phoenix in her blood;
Make glad and sorry seasons as thou fleet’st,
And do whate’er thou wilt, swift-footed Time,
To the wide world and all her fading sweets;
But I forbid thee one most heinous crime:
O! carve not with thy hours my love’s fair brow,
Nor draw no lines there with thine antique pen;
Him in thy course untainted do allow
For beauty’s pattern to succeeding men.
Yet, do thy worst old Time: despite thy wrong,
My love shall in my verse ever live young.

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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