Fantasmi e scheletri nella biblioteca di scrittura creativa

Antonio Gallo
14 min readFeb 10, 2025

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Foto@angallo

Quando ho postato su FB questa foto di un angolo della mia mansarda, l’amico Gino Langella ha subito reagito commentando: “Finalmente una foto anticipante”.

Faccio finta di non capire a cosa si riferisce e mi diverto a pensare e scrivere. A questo serve quella che si chiama scrittura creativa, specialmente se la si considera in chiave terapeutica. Un viaggio nel mondo delle scrittura per arrivare a conoscere se stessi.

Sono molti i fantasmi con i quali ci confrontiamo. Quelli del passato premono su quelli del presente. Questi, tremando, aspettano, quelli del futuro. Molti sono solo scheletri.

Me lo ricorda quella immagine dietro il vetro della porta. In quel posto ci ritrovo circa quaranta anni di vita. Tracce di famiglia, di nonno in padre, di padre in figlio, tra marito e moglie, fantasmi e scheletri che rivivono non appena apro la porta. Scrittura creativa ma anche scrittura terapeutica.

Fantasmi. Alcuni sono solo scheletri, altri sono più vivi che mai. La mia biblioteca è piena di entrambi. Ci sono i fantasmi dei libri che ho letto e dimenticato. Ci sono i fantasmi degli autori che non ho mai conosciuto. Ci sono i fantasmi delle idee che pensavo di aver capito, ma che poi scopro di non aver ben compreso.

Ci sono gli scheletri delle mie vecchie convinzioni. Ci sono gli scheletri delle mie paure e delle mie speranze. Ma tra tutti questi fantasmi e scheletri, c’è anche la mia vita. C’è la mia storia. La mia Verità. E questa è la cosa più importante. Non conta quanti fantasmi e scheletri ci siano in una biblioteca. Non importa quanto siano spaventosi o quanto siano confusi. Finché c’è vita, c’è speranza.

Posso cambiare. Posso crescere. Posso diventare la persona che voglio essere. Ma poi penso che, ormai, sono abbastanza cresciuto. Navigo in un tempo che è stato analogico ma è diventato digitale.

Mi ritrovo nel quinto ventennio, a cavallo tra il secondo e il terzo millennio. Ma non sono solo. Non siamo mai soli. Siamo tutti insieme in questo viaggio. Insieme, possiamo superare qualsiasi cosa.

I fantasmi e gli scheletri fanno parte della vita. Non si possono negare o ignorare. Fantasmi e scheletri impossibili da cambiare o eliminare. Sono utili per imparare, sapendoli usare come opportunità per crescere e migliorare. Saperli anche perdonare. Ci si libera dal risentimento e dal dolore. La vita non sempre rende felici. Per qualcuno, mai.

Ma l’importante è riempire la vita di cose che si amano e ci appassionano. Ricordiamo sempre che tra esseri viventi, scheletri o fantasmi, non siamo mai soli.

Quella frase “finalmente una foto anticipante” è senza dubbio ambigua, potrebbe avere diversi significati, a seconda del contesto in cui è stata utilizzata. Ecco alcune possibili interpretazioni.

Anticipazione di qualcosa? Potrebbe significare qualcosa che sta per accadere, un evento imminente. Di certo macabro, finale. Comunque, qualcosa di segreto o imprevisto.

Potrebbe anche essere un modo informale per dire che la foto è interessante o inusuale, che “anticipa” qualcosa di diverso dal solito. Quello scheletro alla porta, tra tutti quei libri, fa pensare ad una atmosfera di storia e di conoscenza.

Libri che raccontano mille storie. Certamente questo è un luogo dove ci si può perdere tra le pagine. Il tempo sembra si sia fermato. Ma non è solo un angolo di paradiso per gli amanti dei libri, un vero e proprio scrigno di sapere è anche an’esplosione di colori e forme, un tripudio di parole colorate.

La luce che filtra dalla finestra crea un’atmosfera magica, illuminando le pagine ingiallite. Un’immagine che trasmette una sensazione di calore e accoglienza. Basta guardare dal balcone e lo sguardo cade sulla antica Valle dei Sarrasti.

La mia mansarda studio biblioteca

Attenzione! entrare in una stanza come questa potrebbe causare dipendenza da lettura. C’è quello scheletro che mi preoccupa. Ma è scomparso in questa recente immagine. Il poster non piaceva a mia moglie e l’ha tirato giù a mia insaputa. Lo si vedeva nella foto di cui sopra. Fu fatta qualche anno fa.

Ma allora, è proprio vero, tra fantasmi e scheletri, una biblioteca crea non solo dipendenza ma accentua anche il mistero della lettura. Era un fantasma che è diventato scheletro, o è lo scheletro di un fantasma? La distinzione si basa su concetti culturali e simbolici profondi. I fantasmi sono comunemente considerati le manifestazioni incorporee di anime di defunti, spesso rappresentati come figure evanescenti o spettrali.

Il fantasma nella biblioteca. Foto elaborata dalla Intelligenza Artificiale di Gemini

Queste apparizioni sono legate a credenze popolari e tradizioni letterarie, dove il fantasma può apparire in vari contesti, da quelli lugubri a quelli più benigni. In molte culture, i fantasmi sono visti come legami tra il mondo dei vivi e quello dei morti, portando messaggi o avvertimenti. D’altra parte, uno scheletro rappresenta la forma fisica e materiale di un corpo deceduto, privo di vita e carne.

È un simbolo della mortalità e della caducità della vita. Nella propria biblioteca, i libri scritti da autori vivi possono essere paragonati a scheletri. Contengono idee e pensieri che, pur essendo stati espressi in vita, ora esistono solo come tracce della loro esistenza.

Gli autori fantasmi, invece, possono essere visti come coloro che hanno lasciato un’eredità duratura attraverso le loro opere, continuando a influenzare i lettori anche dopo la loro morte.

Quando hai accumulato migliaia di volumi nella biblioteca, hai una vasta gamma di fantastici esseri letterari. I libri di autori vivi rappresentano l’attualità e l’immediatezza del pensiero contemporaneo. Al contrario, i testi di autori defunti possono essere considerati fantasmi.

Le loro idee continuano a vivere attraverso le pagine, influenzando generazioni future. Questi fantasmi letterari possono anche essere visti come una forma di immortalità. Le loro parole risuonano nel tempo, creando un legame invisibile tra il passato e il presente.

In questo contesto, gli scheletri possono simboleggiare la struttura fondamentale della conoscenza: senza una base solida (come la ricerca e l’analisi critica), le idee non possono prosperare. La tua biblioteca diventa quindi un luogo di incontro tra il passato e il presente, dove i fantasmi delle idee si confrontano con la realtà attuale degli autori viventi.

La differenza tra fantasmi e scheletri va oltre la mera definizione; essa riflette le complessità della vita, della morte e dell’eredità culturale. In una biblioteca, ogni libro è un testimone di queste dinamiche, portando con sé le storie di coloro che hanno vissuto e scritto prima di noi.

La differenza tra un fantasma e uno scheletro nella storia della letteratura risulta evidente. Sono infinite le e storie o leggende che sono poi diventati dei veri e propri capolavori come nelle opere di William Shakespeare. Non a caso, accanto a quel poster, appeso dietro la porta dello studio mansarda che riproduce uno scheletro, c’è uno scaffale con tutta la sua opera.

Il Bardo inglese utilizza i fantasmi e gli scheletri come strumenti narrativi per esplorare temi complessi legati alla colpa, alla vendetta e alla mortalità. Queste apparizioni non solo arricchiscono la trama, ma riflettono anche le ansie e le incertezze dell’epoca elisabettiana riguardo alla vita dopo la morte. Nei suoi lavori, i fantasmi spesso rappresentano il peso del passato e le conseguenze delle azioni umane.

In Riccardo III, il protagonista è visitato dagli spiriti delle sue vittime, che lo avvertono della sua imminente sconfitta. Questi fantasmi non sono solo visioni, ma riflettono lo stato tormentato della mente di Riccardo, evidenziando il tema della colpa e della giustizia divina.

In Amleto, il fantasma del padre di Amleto incarna la ricerca di vendetta e giustizia. La sua apparizione richiede al figlio di “vendicare il suo oscuro e innaturale assassinio”, creando un conflitto interiore nel protagonista, che deve confrontarsi con l’autorità di un’entità soprannaturale mentre naviga le complessità della moralità. Questo fantasma è visibile a più personaggi, aumentando l’impatto drammatico e la tensione narrativa.

In Macbeth, il fantasma di Banquo appare solo a Macbeth, rendendo l’esperienza ancora più angosciante. Questa apparizione sottolinea la solitudine del tiranno e il peso delle sue azioni, poiché nessun altro può vedere ciò che lui percepisce. Questo uso del fantasma come visione esclusiva evidenzia la crescente paranoia e il deterioramento della psiche di Macbeth.

Sebbene gli scheletri non siano frequentemente rappresentati in modo esplicito nelle opere di Shakespeare come i fantasmi, simbolicamente possono essere associati alla mortalità e alla caducità della vita. Gli scheletri rappresentano ciò che rimane dopo la morte: una struttura senza vita che ricorda l’inevitabilità della fine. In questo senso, possono essere visti come un contrappunto ai fantasmi, che portano messaggi e richieste dal regno dei morti.

I fantasmi e gli scheletri servono a esplorare tematiche profonde legate alla colpa, alla vendetta e all’inevitabilità della morte. Attraverso queste apparizioni spettrali, il poeta scrittore drammaturgo inglese riesce a dare voce ai tormenti interiori dei suoi personaggi.

Gli scheletri rimangono come simboli silenziosi della mortalità umana. La loro presenza contribuisce a creare un’atmosfera carica di tensione e introspezione, rendendo le opere shakespeariane ancora oggi rilevanti e affascinanti.

La letteratura, sin dalle sue origini, ha spesso esplorato temi legati al soprannaturale, all’ignoto e all’aldilà. Fantasmi e scheletri sono figure ricorrenti che non solo arricchiscono la narrazione, ma fungono anche da simboli di paure, desideri e conflitti umani. Queste entità si manifestano e il loro significato all’interno del contesto letterario.

Nel “Decamerone”, Boccaccio affronta il tema della mortalità attraverso storie di vita e morte durante la peste nera. Sebbene non ci siano scheletri letterali, la presenza costante della morte permea le narrazioni, creando un’atmosfera di urgenza e riflessione sulla condizione umana. Sono elementi che svolgono ruoli cruciali nella narrazione. Costringono i personaggi (e i lettori) a confrontarsi con le proprie paure, rimpianti e desideri.

Spesso, queste figure vengono utilizzate per criticare norme sociali o comportamenti umani. Ad esempio, il fantasma può rappresentare le conseguenze delle ingiustizie sociali. La loro presenza genera tensione narrativa, mantenendo il lettore coinvolto e curioso su come si risolverà la situazione.

Non è solo una questione di spavento o intrattenimento; è un modo profondo per esplorare temi esistenziali che continuano a risuonare con il pubblico moderno. Sono figure che ci invitano a riflettere sulle nostre vite, sulle nostre paure e sulle storie che portiamo con noi. In un certo senso, ogni libro è un fantasma che rivela parti di noi stessi che potremmo preferire ignorare.

Scorro gli scaffali e ritrovo personaggi letterari famosi che hanno interagito con fantasmi o scheletri. Questi temi, nella letteratura dal Medioevo ai nostri giorni sono stati sempre in continua evoluzione. Ci sono opere letterarie considerate pionieristiche del genere.

Fantasmi e scheletri che continuano a fare domande. Sono interrogativi che ti poni se hai una biblioteca e vuoi dare un senso a cosa leggi, chi tieni sui tuoi scaffali, di chi sei ammiratore o dipendente. Chi ami o temi, chi disprezzi o non comprendi. Ecco alcuni.

“Il giro di vite” di Henry James. In questo romanzo, la protagonista, una governante, interagisce con i fantasmi di Peter Quint e Miss Jessel. La loro presenza inquietante solleva interrogativi sulla realtà e sulla percezione, rendendo l’opera un capolavoro del genere horror psicologico.

“Ebenezer Scrooge” in “Canto di Natale” di Charles Dickens è visitato da tre spiriti nel corso della notte di Natale: il Fantasma del Natale Passato, il Fantasma del Natale Presente e il Fantasma del Natale Futuro. Queste apparizioni lo guidano verso un cambiamento profondo, affrontando temi di redenzione e responsabilità sociale.

“Michael Furey” in “Gente di Dublino” di James Joyce. Nel racconto finale della raccolta, Gabriel Conroy scopre che la moglie Gretta è perseguitata dal ricordo di Michael Furey, un giovane morto prematuramente. La sua presenza, sebbene non fisica, influisce profondamente sulla vita di Gretta e sul matrimonio.

“Roderick Usher” in “La caduta della casa Usher” di Edgar Allan Poe vive in una casa infestata da una presenza inquietante che si manifesta attraverso la malattia e la morte della sorella Madeline. La casa stessa diventa un personaggio, simbolizzando la decadenza e l’orrore.

“Carnacki” di William Hope Hodgson è un investigatore dell’occulto che affronta vari casi legati a fantasmi e fenomeni paranormali. Le sue avventure offrono un mix di horror e mistero, rendendolo un precursore nel genere delle storie di fantasmi.

Sono personaggi che non solo arricchiscono le narrazioni con le loro interazioni spettrali, ma riflettono anche le complessità delle emozioni umane e delle esperienze esistenziali legate alla vita e alla morte. Diversi romanzi e opere letterarie hanno segnato la storia nel trattare questi temi, spesso fungendo da pionieri nel genere horror e gotico.

“Il castello di Otranto” di Horace Walpole (1764). Considerato il primo romanzo gotico, introduce elementi soprannaturali, tra cui fantasmi e presenze inquietanti. La sua ambientazione e la trama hanno influenzato molti autori successivi.

“Frankenstein” di Mary Shelley (1818). Sebbene non presenti fantasmi nel senso tradizionale, il romanzo affronta temi di vita e morte attraverso la creazione di una creatura da un corpo morto, esplorando così l’idea dell’aldilà in modo innovativo.

“La caduta della casa Usher” di Edgar Allan Poe (1839). In questo racconto, Poe utilizza atmosfere inquietanti e fantasmi per esplorare la decadenza e la follia, rendendo l’opera un classico del genere horror.

“Cime tempestose” di Emily Brontë (1847). L’opera presenta elementi gotici con apparizioni spettrali che influenzano le vite dei personaggi, rendendo l’atmosfera carica di tensione emotiva.

Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde (1887). Questa novella combina elementi comici con quelli horror, presentando un fantasma che interagisce con una famiglia americana in modo originale e divertente.

Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson (1962).
L’opera esplora la vita di due sorelle che vivono isolate dopo la morte della loro famiglia, con elementi di mistero e presenze inquietanti che permeano la narrazione.

Queste opere non solo hanno definito il genere horror e gotico ma hanno anche influenzato profondamente la letteratura successiva, continuando a ispirare scrittori contemporanei. Tutto in nome della scrittura creativa. Nella mia biblioteca mi fondo e mi confondo.

Come in un manifesto per ogni amante dei libri, un’espressione che racchiude il senso profondo del legame tra lettore e libri. La biblioteca non è solo un luogo fisico, ma un’estensione dell’anima, un rifugio dove il tempo si dissolve e ogni volume diventa una porta verso mondi infiniti.

Un luogo come specchio dell’anima. Nella biblioteca, non sei solo un osservatore esterno, ma una parte integrante di quel microcosmo. I libri non sono semplicemente oggetti, ma frammenti di vite, idee e storie che si intrecciano con la tua. Quando ti fondi con essi, diventi parte di qualcosa di più grande: una conversazione senza tempo tra autori, lettori e pensieri.

Confondersi per perdersi e poi ritrovarsi. Non è smarrimento, ma un atto di abbandono consapevole. È il piacere di vagare senza meta tra scaffali pieni di possibilità, lasciandosi sorprendere da titoli inattesi o da pagine dimenticate che sembrano chiamarti. È il momento in cui il confine tra te e i libri sfuma, e ogni storia parla direttamente a te.

Per chi ama i libri, la biblioteca è più di una collezione: è una geografia personale. Ogni scaffale racconta qualcosa di te; ogni libro è una tappa del tuo viaggio interiore. Ti fondi con i tuoi volumi perché essi sono parte della tua identità: tracce delle tue passioni, delle tue curiosità, delle tue riflessioni. Fondersi e confondersi. La frase potrebbe essere l’incipit perfetto per un saggio o un racconto.

Cosa significa vivere immerso nei libri? Le emozioni che si prova quando sfogli le pagine ingiallite di un’opera amata o quando scopri una nuova gemma letteraria. Potrei raccontare la relazione con quei volumi preferiti o descrivere come la mia biblioteca sia cresciuta insieme a me nel corso degli anni.

Scopri che lì sei veramente te stesso: un esploratore di storie, un collezionista d’immagini e parole, un viaggiatore che attraversa il tempo e lo spazio senza mai lasciare la stanza. La biblioteca non è solo un luogo; è uno stato d’animo, una casa dell’essere. E forse è proprio lì che ogni uomo-libro trova il suo posto nel mondo. Tra scheletri e fantasmi …

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La scrittura creativa è spesso associata alla produzione di romanzi, poesie o racconti, ma il suo valore va ben oltre l’ambito letterario. Sempre più studi e testimonianze personali dimostrano che scrivere in modo creativo può essere un potente strumento terapeutico, capace di aiutare le persone a elaborare emozioni, superare traumi e scoprire nuove prospettive su se stessi e sul mondo.

Scrivere per comprendere: il potere dell’introspezione

La scrittura creativa offre uno spazio sicuro in cui esplorare pensieri e sentimenti che spesso rimangono inespressi. Quando scriviamo, siamo liberi di dare voce alle nostre paure, ai nostri desideri e alle nostre esperienze più profonde. Questo processo di introspezione può portare a una maggiore consapevolezza di sé, aiutandoci a comprendere meglio chi siamo e cosa proviamo.

Ad esempio, scrivere un diario personale o una storia fittizia che riflette le nostre esperienze può permetterci di guardare ai nostri problemi da una prospettiva diversa. Attraverso i personaggi e le situazioni che creiamo, possiamo esplorare soluzioni alternative, sperimentare emozioni represse e trovare un senso di chiarezza.

Scrivere per guarire: elaborare il dolore e il trauma

La scrittura creativa è stata utilizzata in contesti terapeutici per aiutare le persone a elaborare eventi traumatici o dolorosi. Studi condotti da psicologi come James Pennebaker hanno dimostrato che scrivere di esperienze traumatiche può migliorare la salute mentale e fisica. Questo perché il processo di scrittura permette di organizzare i pensieri caotici e di dare un significato a ciò che è accaduto.

Scrivere di un trauma può essere doloroso, ma è anche liberatorio. Trasformare il dolore in parole può aiutare a ridurre l’intensità delle emozioni negative, facilitando il processo di guarigione. Inoltre, la scrittura permette di rielaborare i ricordi in modo più costruttivo, trasformandoli da fonte di angoscia a opportunità di crescita.

Scrivere per connettersi: superare l’isolamento

Uno degli aspetti più terapeutici della scrittura creativa è la sua capacità di creare connessioni. Quando condividiamo le nostre storie con gli altri, possiamo sentirci meno soli. Anche se la scrittura è spesso un atto solitario, il risultato finale può diventare un ponte verso gli altri, permettendoci di condividere esperienze e sentimenti che altrimenti rimarrebbero nascosti.

Inoltre, la scrittura creativa può aiutare a sviluppare empatia. Quando creiamo personaggi e storie, ci mettiamo nei panni degli altri, esplorando punti di vista diversi dal nostro. Questo esercizio di immaginazione può migliorare la nostra capacità di relazionarci con gli altri nella vita reale, rafforzando le nostre connessioni sociali.

Scrivere per crescere: trasformare il caos in arte

La scrittura creativa non è solo un modo per affrontare il passato, ma anche per costruire il futuro. Attraverso la scrittura, possiamo immaginare nuove possibilità, esplorare sogni e aspirazioni, e dare forma ai nostri desideri. Questo processo di creazione può essere profondamente trasformativo, aiutandoci a trovare un senso di scopo e direzione.

Inoltre, la scrittura ci insegna a essere pazienti e resilienti. Scrivere richiede tempo, dedizione e la capacità di accettare imperfezioni. Queste qualità, sviluppate attraverso la pratica della scrittura, possono essere applicate anche ad altri aspetti della vita, aiutandoci a diventare più resilienti di fronte alle sfide.

Come iniziare: suggerimenti per una scrittura terapeutica

Se vuoi provare la scrittura creativa come esperienza terapeutica, ecco alcuni suggerimenti per iniziare:

1. **Scrivi liberamente**: non preoccuparti della grammatica o dello stile. Lascia che le parole fluiscano senza giudizio.
2. **Esplora le tue emozioni**: scrivi di ciò che provi, senza censura. Usa la scrittura come un modo per esplorare i tuoi sentimenti più profondi.
3. **Crea personaggi e storie**: se ti senti a tuo agio, inventa personaggi che riflettono aspetti di te stesso o delle tue esperienze. Questo può aiutarti a guardare ai tuoi problemi da una prospettiva diversa.
4. **Condividi se ti senti pronto**: condividere ciò che hai scritto con amici fidati o gruppi di scrittura può amplificare i benefici terapeutici della scrittura.
5. **Sii paziente con te stesso**: la scrittura terapeutica è un processo, non un risultato. Non avere fretta di trovare risposte o soluzioni.

Conclusione

La scrittura creativa è molto più di un’arte: è uno strumento potente per la crescita personale e la guarigione. Che tu stia affrontando un trauma, cercando di comprendere meglio te stesso o semplicemente esplorando la tua immaginazione, la scrittura può offrirti un percorso verso una maggiore consapevolezza e benessere. Prendi una penna, apri il tuo cuore e lascia che le parole ti guidino in un viaggio dentro te stesso.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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