Eva, Giuditta, Maddalena e le altre …
Continua l’invasione di libri sulle donne, scritti da donne che hanno deciso di lasciare l’ago e il fuso per diventare scrittrici. Sono anni ormai che me ne occupo con grande interesse, ma anche con divertimento. Mi spiego. A tutti gli uomini interessa il sesso femminile, alla stessa identica maniera con la quale alle donne interessa quello maschile. Direi, però, che non sono le donne a destare interesse, quanto piuttosto la Donna, come tale.
In continuo contrasto, conflitto, confronto, chiamatelo come vi pare, con l’Uomo suo compagno di avventura o di sventura, la Donna ha conquistata la scena e intende mantenerla ad ogni costo. Non faccio esempi o nomi. Basta leggere le cronache. Resto sempre convinto che l’uomo e la donna, come esseri umani, sono diversamente uguali. Originano da una primitiva unità scissa soltanto per ragioni tecniche.
Quello che dice la Genesi, a mio modesto parere, resta una storiella. Ne ho parlato di recente in occasione di un altro libro su questo argomento. Se l’uomo e la donna sono esseri umani diversamente uguali, la differenza sta tutto in quell’avverbio. Me ne resi conto quando, da giovane studente universitario, incontrai l’altra mia metà del cielo (copyright Mao). Con lei studiai, ci laureammo, ci unimmo spiritualmente e materialmente. Sono trascorsi ormai una sessantina di anni, continuiamo a stare insieme, tra un millennio e l’altro.
Lei fece una tesi su quella donna che nella storia della letteratura inglese è stata definita addirittura una iena, la prima scrittrice che parlò dei diritti delle donne Mary Wollestocraft Godwin, definita “una iena in reggiseno”. Mentre lei indagava su Mary, io facevo le ricerche sulla rivoluzione agricola del settecento inglese, argomento della mia tesi. Per l’occasione feci la “conoscenza” di un uomo che, nello stesso anno della pubblicazione di quel primo libro sui diritti delle donne, pubblicò quello sull’Uomo.
Badate bene, ho detto l’Uomo, inteso come essere umano nella realtà di maschio e femmina. Includeva quindi anche le donne. Si chiamava Thomas Paine, scrittore e filosofo inglese del XVIII secolo, noto per il suo influente libro “I diritti dell’uomo” (in inglese “Rights of Man”), pubblicato in due parti nel 1791 e nel 1792. Quest’opera fu scritta in risposta alle critiche mosse da Edmund Burke alla Rivoluzione francese nel suo libro “Riflessioni sulla Rivoluzione francese” del 1790.
Pur non essendoci informazioni dirette sui diritti delle donne nel suo libro, è noto che Thomas Paine fu un sostenitore dei diritti umani universali e dell’uguaglianza sociale, come espresso nel suo libro. Affermò con forza le sue idee con la famosa frase: “One man, one vote”. “Un uomo, un voto”. La sua esclamazione includeva anche il voto delle donne. Il suo impegno per l’uguaglianza e la giustizia sociale va senza dubbio interpretato come favorevole all’estensione dei diritti per tutti, anche per le donne.
Contemporaneamente a Paine, altre figure femministe del tempo, come Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft, stavano attivamente promuovendo i diritti delle donne attraverso opere influenti come la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” (1791) e “A Vindication of the Rights of Woman” (1792), rispettivamente.
Queste donne autrici, sin d’allora rinunciarono all’ago e al fuso e si inserivano nel contesto culturale che sosteneva l’emancipazione femminile durante il XVIII secolo. L’operazione continua con questo volume di cui intendo parlare partendo dalla copertina. Molto elegante, l’immagine è davvero evocativa e ci offre diversi spunti di riflessione. Eva al centro della scena. Il suo volto è il punto focale.
Il suo sguardo è diretto al lettore che ha il libro tra le mani e sembra volerlo sfidare, suggerendo la sua figura femminile forte e consapevole. Il serpente appare come simbolo tradizionale di tentazione e inganno. Qui è raffigurato in modo quasi “protettivo” attorno al corpo di Eva. Questo potrebbe suggerire una reinterpretazione della sua figura non solo come colei che ha ceduto alla tentazione, ma anche come colei che ha acquisito conoscenza e consapevolezza.
La mela. Altro simbolo iconico della storia di Eva, è presente sia sull’albero che nella mano della donna. La sua presenza multipla sottolinea l’importanza della scelta e delle sue conseguenze. I colori e le foglie sono vivaci, circondano la donna creando un’atmosfera di mistero e connessione con la natura. Una figura complessa e controversa. Tradizionalmente, è stata vista come la responsabile della caduta dell’umanità a causa della sua disobbedienza. Tuttavia, una lettura più attenta e moderna può portare a diverse interpretazioni.
Eva come simbolo di umanità. Rappresenta la prima donna e, quindi, l’intera umanità. La sua storia parla della capacità umana di scegliere, di sbagliare e di imparare. Eva come figura di coraggio. Non ha avuto paura il di mettere in discussione l’ordine stabilito e di cercare la conoscenza, anche a costo di conseguenze negative. Un simbolo di consapevolezza? Il gesto di mangiare la mela può essere interpretato come un atto di consapevolezza, di acquisizione di conoscenza e di capacità di discernimento.
L’immagine di copertina, insieme al titolo del libro, suggerisce una narrazione che vuole dare voce alla Donna, come prima donna e anche femmina. Insieme alle altre apparse nella Bibbia, offre una prospettiva femminile e potenzialmente innovativa sulle loro storie. Eva, in particolare, viene presentata come una figura complessa, capace di coraggio, consapevolezza e, in ultima analisi, profondamente umana.
L’autrice Marilù Oliva ci invita a un’esplorazione coraggiosa e originale delle figure femminili che popolano le pagine del suo libro. Troppo spesso relegate a ruoli secondari o stereotipati, Eva, Giuditta, Maddalena e molte altre donne emergono da questo racconto corale con una nuova luce. La scrittrice non si limita a narrare le storie, ma le rilegge attraverso una prospettiva femminile, attenta alle sfumature psicologiche e alle motivazioni che animano le protagoniste.
Donne complesse, spesso fragili ma anche capaci di grande coraggio e determinazione, prendono vita davanti ai nostri occhi, offrendoci un’immagine inedita e potente di figure millenarie. Il libro si presenta come un’opera di riscoperta, un invito a guardare oltre le interpretazioni tradizionali e a interrogarci sul ruolo e sul significato delle donne nella storia sacra. Una scrittura avvincente, capace di mescolare sapientemente rigore storico e libertà narrativa, rendendo la lettura appassionante e stimolante. Proprio come quelle donne che hanno voluto lasciare l’ago e il fuso e sono diventate scrittrici.