Elogio di Vivian e della fotografia
Nasce l’ 1 febbraio 1926 (+21 aprile 2009) la famosa tata-fotografa per caso. Vivian Maier è uno dei massimi esponenti della street photography. Un’artista pura, straordinaria come la sua biografia, ancora oggi in gran parte sconosciuta.
Sappiamo che per mantenersi faceva la tata e nel tempo libero, con la sua Rolleiflex, rendeva immortale la quotidianità, gli sguardi degli emarginati e dei personaggi famosi. Una fotografa istintiva, autodidatta e dallo stile unico. Non ha mai pubblicato un suo scatto, ha raggiunto la popolarità solo dopo la sua morte. Curiosa la serie di coincidenze che l’hanno resa famosa a sua insaputa.
Tutto ha inizio nel 2007, quando un ragazzo, John Maloof, per alcune ricerche che stava facendo in un quartiere di Chicago, decide di acquistare un baule pieno di rullini fotografici sequestrati a una donna sepolta nei debiti a un’asta pubblica.
Una giornata memorabile per Maloof e per la storia della fotografia. Nelle sue mani c’erano centinaia di rullini non sviluppati, girati da un artista che sarebbe presto diventato uno dei punti di riferimento della fotografia di strada.
Ma chi era Vivian Maier? Maloof iniziò immediatamente la ricerca. Scoprì che Vivian, nata il 1 febbraio 1926 a New York, aveva quasi sempre vissuto a Chicago e si era mantenuta facendo da babysitter, scattando foto per hobby dopo la morte della madre. Immagini che ritraevano la strada e la gente del quartiere, e tanti autoritratti che mostravano la sua persona riflessa nelle vetrine dei negozi.
Seppe che la donna era ancora viva, era single e aveva 81 anni. Alla fine scoprì che Vivian non si era mai separata dal suo archivio fotografico, lo portava sempre con sé in ogni famiglia in cui andava a lavorare, anche quando doveva riempire duecento scatole di cartone.
E mentre Maloof la cercava per onorare e gloriarsi del suo lavoro, Vivian, ignara di tutto, lasciò il mondo: morì nel 2009 in seguito a un incidente sul ghiaccio, in cui cadde battendo la testa.
Una artista dalla vita enigmatica, forte e bizzarra allo stesso tempo, vestita con abiti lunghi, cappello e scarpe pesanti da uomo anche in piena estate. Una donna senza figli né amici che amava fare autoritratti in cui la sua immagine appare sempre come un’ombra o un riflesso. Forse un modo per cercare di comunicare con il mondo, per dire “io sono qui”. Virtù sconosciuta nella vita, poi diventata famosa a sua insaputa.
«Be’, suppongo che nulla sia destinato a durare per sempre. Dobbiamo fare spazio ad altre persone. È una ruota. Vai avanti, devi andare fino in fondo. E poi qualcuno ha la stessa opportunità di andare fino in fondo e così via”.
Vivian Maier