Elogio della patafisica. La scienza delle soluzioni immaginarie
Addio problemi, benvenuta Patafisica! Cari amici, oggi ho una confessione da fare: ho deciso di abbracciare la patafisica e di dedicarmi a questa scienza delle soluzioni immaginarie. Perché questa scelta? Semplice, perché gli uomini non risolvono i problemi, anzi ne creano sempre di più, senza trovare soluzioni efficaci.
La patafisica, come diceva il suo inventore Alfred Jarry, di cui l’8 settembre 1873 ricorre la nascita, esplora le leggi che governano le eccezioni e si spinge oltre la fisica e la metafisica tradizionali.
È un approccio che accoglie l’assurdo, il nonsenso e le contraddizioni come parte integrante dell’esperienza umana. Non più distinzioni rigide tra ciò che è serio e ciò che non lo è, ma un abbraccio di tutte le possibilità.
Da oggi in poi, di fronte a ogni problema che la vita ci porrà davanti, non cercherò soluzioni razionali e convenzionali. No, mi immergerò nell’universo patafisico, esplorando soluzioni immaginarie, paradossali e assurde.
Perché, come diceva Jarry, “la patafisica è necessaria per comprendere il mondo in modo diverso”. Quindi, addio problemi, benvenuta patafisica! Insieme, esploreremo le eccezioni, rideremo delle contraddizioni e celebreremo l’assurdo.
Perché, in fondo, non è l’assurdo che rende la vita così interessante? Nei ruggenti anni sessanta del secolo scorso, conobbi in Inghilterra, (la terra dell’assurdo), con Tom Stoppard “il teatro dell’assurdo”. Non conoscevo ancora Samuel Beckett. Ha detto bene un eminente politico contemporaneo:
“Io non accetterò mai di vivere in una comunità in cui c’è un soggetto SOPRAELEVATO rispetto alla comunità stessa. È un principio antidemocratico. Se passa questo principio — e non vedo come possa passare — io non potrei esserci.”
Oggi, ricordo il grande predecessore dell’assurdo: Alfred Jarry. Viva la patafisica, viva le soluzioni immaginarie! Ma come? Apertura mentale. La patafisica incoraggia ad abbracciare l’assurdo, il nonsenso e le contraddizioni come parte integrante dell’esperienza umana.
Questo approccio permette di vedere il mondo da una prospettiva diversa, liberandosi dai condizionamenti e dalle visioni limitate dall’abitudine. Essere aperti alle infinite interpretazioni dei fenomeni, invece di cercare spiegazioni univoche, favorisce una mente più flessibile e creativa.
Accettazione dell’incertezza. La patafisica rifiuta le verità assolute e le costruzioni chiuse con pretese totalitarie. Non esiste una “verità superiore” definitiva, ma piuttosto una pluralità di simboli dal significato frammentario e provvisorio, aiuta ad abbracciare l’incertezza come parte naturale della vita.
Questo atteggiamento può ridurre l’ansia e la frustrazione derivanti dalla ricerca di risposte definitive. Distacco e serenità. Grazie al sufficiente distacco praticato verso le cose e gli accadimenti, i patafisici mantengono una certa serenità, al di là del riso e del sorriso.
La capacità di non prendersi troppo sul serio e di non farsi travolgere dalle emozioni può essere un antidoto efficace allo stress e all’ansia della vita moderna. Eliminare tutte le “elevazioni”, creando altre “sovraelevazioni”.
Imparare a ridere delle contraddizioni e a non prendere tutto troppo sul serio è un’abilità preziosa. Creatività e immaginazione. La patafisica è la “scienza delle soluzioni immaginarie”.
Incoraggiare l’immaginazione e la capacità di pensare fuori dagli schemi può portare a soluzioni creative per i problemi della vita quotidiana. Anziché affidarsi a risposte convenzionali, un approccio patafisico stimola l’esplorazione di possibilità insolite e originali.
L’etimologia della parola “patafisica” è stata spiegata dallo stesso Alfred Jarry nel libro “Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico”. Ecco cosa scrive Jarry:
“La patafisica, la cui etimologia deve scriversi épi (metà tà pausicà) e l’ortografia reale patafisica preceduta da un apostrofo, per evitare confusione.”
Quindi, secondo Jarry, la parola “patafisica” deriva dal greco “épi” (μετὰ), che significa “oltre”, e “tà pausicà” (τὰ φυσικά), che significa “le cose fisiche” o “la fisica”.
L’apostrofo iniziale è stato aggiunto da Jarry intenzionalmente per evitare un facile gioco di parole con “pas ta physique” (che in francese significa “non la tua fisica”) e “pâte à physique” (che significa “impasto di fisica”).
“Patafisica” significa letteralmente “la scienza di ciò che si aggiunge alla metafisica”, estendendosi oltre la fisica e la metafisica tradizionali. Jarry la definisce come “la scienza delle soluzioni immaginarie”.
Nel “Padre Ubu”, Alfred Jarry utilizza la figura di Ubu per esplorare e illustrare i principi della patafisica, creando una satira del potere e delle convenzioni sociali. Alcuni aspetti chiave su come la patafisica è descritta in quest’opera sono la satira del potere. Ubu, il protagonista, è un personaggio meschino e tirannico che rappresenta una critica al potere politico e alla sua insensatezza. La sua insaziabile brama di controllo e il suo comportamento irrazionale incarnano l’assurdità delle strutture di potere, suggerendo che la vera natura del potere è spesso ridicola e priva di logica. Jarry, attraverso Ubu, rifiuta l’idea di una verità assoluta, evidenziando come il potere tenti di definire una realtà univoca che la patafisica rigetta.
La Patafisica come necessità. Nel dialogo di Ubu, si afferma che “la patafisica è una scienza che abbiamo inventato, perché se ne sentiva generalmente il bisogno”. Questa affermazione sottolinea l’importanza della patafisica come risposta alle contraddizioni e alle ingiustizie della vita quotidiana. La patafisica diventa così un mezzo per affrontare le complessità della realtà, proponendo soluzioni immaginarie e alternative.
Categorizzazioni. Jarry, attraverso Ubu, rifiuta ogni categorizzazione rigida e la razionalizzazione dei concetti. La patafisica si propone come una scienza delle eccezioni, dove l’irrazionale e l’assurdo hanno un posto legittimo. Questo approccio invita a considerare le esperienze umane come un insieme di fenomeni complessi e interconnessi, piuttosto che come eventi ordinati secondo leggi stabili e conoscibili.
Non mancano gli elementi iconografici. Nell’opera, Jarry introduce simboli patafisici, come la Giduglia, che rappresenta la pancia di Ubu, e altri elementi che riflettono l’assurdità e la complessità della vita. Questi simboli servono a enfatizzare l’idea che la patafisica è un modo di vedere il mondo che va oltre le convenzioni e le aspettative.