Elogio della letteratura

Antonio Gallo
3 min readOct 25, 2024

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Salvador Dalì — “Le metamorfosi di Narciso”

Ha scritto Gustave Flaubert: “ L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene, il presente ci sfugge”. Mi pare una buona sintesi per lanciare una riflessione sulla condizione umana nella letteratura.

Non possiamo cambiare il passato, non possiamo fermare il presente, non possiamo controllare il futuro. Ma possiamo scegliere come reagire a queste forze che ci plasmano. Possiamo imparare dal passato, vivere pienamente il presente e abbracciare con coraggio l’incertezza del futuro. Solo così potremo trovare un equilibrio e una pace interiore in questa danza di tempi che è la nostra vita.

Molti autori hanno cercato di catturare l’essenza del presente, di viverlo pienamente nella scrittura. Come afferma Italo Calvino, c’è un tentativo di “vedere il tempo con la concretezza con cui si vede lo spazio”, fissandosi sull’istante per scoprirne “l’infinita ricchezza”. Calvino abolisce il prima e il dopo per vivere il tempo “come tempo”, liberandolo dalla presenza della memoria e dell’attesa del futuro.

Anche Orazio, nel celebre carpe diem, invita a cogliere l’attimo fuggente piuttosto che interrogarsi sul destino. Se il presente è difficile da afferrare, il futuro è ancora più incerto e misterioso. Eppure, la letteratura non può fare a meno di proiettarsi verso l’avvenire. Come scrive Calvino, c’è in lui una “forte tensione verso un futuro fantastico”. Anche quando parla del passato, lo scrittore guarda sempre al domani. Nei suoi libri, come ne Le città invisibili, Calvino cerca di esprimere “la sensazione del tempo rimasto cristallizzato negli oggetti”, in cui presente, passato e futuro si fondono.

Presente e futuro sono due poli che attraggono e tormentano la riflessione letteraria. Se il presente è sfuggente e difficile da afferrare, il futuro è fonte di speranze e timori. Gli scrittori cercano di fissare l’attimo fuggente, di viverlo pienamente, ma non possono fare a meno di proiettarsi verso l’avvenire. Presente e futuro si intrecciano, si rincorrono, si fondono nella parola poetica, in un tentativo di dare forma all’esperienza umana del tempo.

La frase di Gustave Flaubert si collega profondamente alla tematica della tecnologia e del progresso nella letteratura, riflettendo le tensioni e le contraddizioni che caratterizzano il nostro rapporto con il tempo e l’innovazione. Il progresso e la sua ambivalenza. Nella letteratura, il progresso tecnologico è spesso rappresentato come un’arma a doppio taglio. Da un lato, esso promette un futuro migliore, più efficiente e ricco di opportunità. Dall’altro, porta con sé ansie e timori per le conseguenze sociali, etiche e ambientali.

Autori come Charles Dickens hanno esplorato le contraddizioni del progresso industriale, evidenziando come esso possa generare disuguaglianze e sofferenze, mentre altri, come H.G. Wells, hanno immaginato futuri utopici, ma anche distopici, dove la tecnologia gioca un ruolo centrale nel plasmare la società. Flaubert sottolinea come il presente ci sfugga, e questa idea è particolarmente rilevante nel contesto della tecnologia moderna. La rapidità con cui la tecnologia evolve può farci sentire sopraffatti, portandoci a trascurare il momento attuale.

La letteratura contemporanea spesso riflette questa fuga dal presente, con personaggi che si sentono alienati in un mondo dominato da dispositivi digitali e informazioni incessanti. La tecnologia è in grado di distorcere la nostra percezione della realtà, facendoci perdere di vista ciò che è realmente significativo. Il “tormento” dell’avvenire, come descritto da Flaubert, si manifesta nella letteratura attraverso il timore di un futuro dominato dalla tecnologia.

Opere di fantascienza, come 1984 di George Orwell o Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, mettono in guardia contro i pericoli di un progresso incontrollato, dove la tecnologia diventa strumento di oppressione piuttosto che di liberazione. Queste narrazioni ci spingono a riflettere sulle scelte che facciamo oggi e sulle loro implicazioni per il futuro.

La frase di Flaubert offre una lente attraverso cui esaminare le dinamiche del cambiamento e del progresso nella letteratura. Essa ci invita a considerare come il nostro rapporto con il passato, il presente e il futuro sia influenzato dalle innovazioni tecnologiche, che possono sia liberare che imprigionare. La letteratura diventa così un terreno fertile per esplorare queste tensioni, invitandoci a riflettere su come possiamo navigare in un mondo in continua evoluzione.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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