Elisabetta II tra “Anglomani” e “Italomani”
L’Anglomania sta all’Italofobia come l’Anglofobia sta all’Italomania. Un rapporto di amore odio caratterizza da sempre gli inglesi e gli italiani.
La prova la trovate nella storia dei due paesi, nel gran numero di scrittori, poeti, politici e artisti, le infinite relazioni e gli innumerevoli contatti che intercorrono da sempre, tra queste due culture, tanto vicine quanto lontane.
Davvero infinito è il numero dei libri scritti sull’Italia e sugli Italiani da parte degli inglesi. Medesima cosa l’inverso. Posso tranquillamente annoverare anche me stesso e mia moglie in questa seconda categoria. Il passaggio a miglior vita di Elisabetta II mi offre una nuova occasione per rinnovare la mia “Anglomania”.
Proprio in questi giorni mia moglie sta leggendo un ponderoso volume su Napoli scritto da un antiquario bibliomane “inglese” di origini multinazionali, vero proprio “factotum” nel campo della “Italomania”.
Una tematica antica ben confermata nel secolo e nel millennio trascorsi, con un ampio spazio temporale nel quale Elisabetta II ha fatto sentire la sua presenza con la sua grande passione per l’Italia.
Posso dire, senza timore di sbagliare, che “La Regina” ha saputo continuare questo sentimento che aveva già ben dimostrato di possedere la sua grande antenata Elisabetta I per tutto il Rinascimento.
Ad una certa età è naturale voltarsi indietro e ricordare. Ho scoperto in questi giorni che quelli che noi chiamiamo “ricordi”, momenti del vivere, oggettivamente legati al passato, sono quasi sempre collegati a qualcosa che accade nel presente.
Con la fine del regno di Elisabetta II e con il discorso alla nazione di suo figlio Carlo, diventato Carlo III, inizia una nuova epoca anche se il Regno Unito, vale a dire la Gran Bretagna, cioè l’Inghilterra, la Scozia, il Galles e l’Irlanda del Nord, il tutto geograficamente definito anche “Isole Britanniche”, non fanno più parte dell’Unione Europea della quale hanno fatto finora parte per un bel pò di tempo.
Non si tratta di un semplice voltare pagina. Se penso a quando, settanta anni fa, per entrare in quel Regno dovetti mostrare il mio passaporto, sul quale a Dover apposero un permesso di soggiorno per quattro settimane e rivedo oggi il ritorno di questa procedura, mi viene ben da riflettere.
Dopo di essere vissuti per tanto tempo in un’area europea di libera circolazione, mi rendo conto di come la realtà evolve in maniera inaspettata. Spesso, come accade oggi, sembra quasi che si ritorni indietro. Ma così non è.
Il discorso dell’appena insediato Carlo III, mentre i cannoni reali sparavano i canonici 96 colpi per gli anni vissuti da Elisabetta II, segnalano un nuovo inizio per il Regno Unito.
Dice bene Nicholas Farrell, un inglese, anzi un “British”. Nell’articolo nella schermata qui sopra si dichiara affetto da “italomania”. Giornalista e scrittore, collaboratore del quotidiano “Libero” e dell’antico settimanale inglese “The Spectator”, scrive testualmente:
“E’ meglio una testa coronata di un presidente eletto dai politici. Elisabetta aveva tutti i poteri ma li ha usati solo per il bene del nostro Stato-Nazione”.
Con questa frase l’ “Italo-British” sintetizza la sua “Italomania”, con ben SEI figli da una signora italiana, residente in Emilia Romagna. Scrive che anche se si sente un “Italomane”, non vorrebbe mai perdere la sua identità.
Se mi chiedete, per contrappeso, cosa farei io, “Anglomane” dichiarato da sempre, unitamente alla mia metà del cielo per ragioni di studio e di lavoro, avrei delle serie difficoltà nel rispondere. Ricordo una nota poesia di Robert Frost “The Road not Taken” (“La strada che non presi”)…