“Dice il tempo …”
DICE IL TEMPO
Dice al fanciul la rondine:
- Fa freddo, io me ne vo.
Al ritornar dei zeffiri,
amico, tornerò.Dice la foglia all’albero:
- Fa freddo, io me ne vo.
Quando verran le rondini,
anch’io ritornerò.E dice il tempo agli uomini:
- Ho fretta, me ne vo.
Gli uccelli e i fior ritornano;
io più non tornerò.(Ettore Berni)
Le piaceva molto questa piccola, breve poesia che ho ritrovato in Rete dopo la sua scomparsa. La ripeteva spesso negli ultimi tempi. La sentivo recitare a se stessa, come per confortarsi e per prepararsi a raggiungere quel “tempo” che sapeva benissimo non sarebbe più ritornato.
Quando l’uomo scese nel “buco” dove tutto s’era fermato per Lei e ha cominciato il suo lavoro, ho capito che quel tempo era ritornato, ma in altro modo, sotto altre spoglie. Quelle erano le sue “spoglie” riportate alla luce di un umido, piovoso e freddo giorno di novembre.
Quell’uomo, (che non chiamerò con il nome di “becchino”), svolgeva il suo compito con calma e diligenza. Estraeva dalla cassa sfondata e aperta ad un cielo di novembre quello che il “tempo” mi restituiva di mia Madre. Piangeva il cielo, ma io non piansi.
Scendeva una pioggia sottile ed insistente, le gocce cadevano dentro la fossa ed era come se il cielo volesse piangere per me. L’uomo estraeva i resti dalla terra umida, le sue mani ricoperte dai guanti. Tirava fuori con delicatezza le ossa che venivano per un attimo bagnate della pioggia prima di finire nel secchio.
Vidi tra le sue mani un ciuffo di capelli grigi che mise da parte insieme alle lunghe calze dalle quali sfilò le due tibie. Poi la testa che mi sembrava stesse a ripetere i versi di quella poesia. La poggiò con delicatezza nel secchio e la recita della poesia venne interrotta.
La pioggia continuava a cadere e lavava quelle ossa raccolte. L’uomo finì il suo lavoro, risalì in superficie. Il suo aiutante ritirò la scala che aveva aiutato il collega a scendere negli alloggi del tempo. Rimisero il marmo al suo posto e richiusero nelle ombre dell’eterno quei tre posti riservati a chi è in lista d’attesa in vita.
Li seguii in silenzio. Uno portava il secchio con dentro le ossa, l’altro la scala. Entrarono nella saletta dove depositarono le spoglie per essere lavate e lasciate ad asciugare. Sarebbero state collocate nella cassetta di zinco con la targhetta sulla quale era scritto il suo nome.
Tra le due date un — — trattino. Un semplice trattino, il tempo della sua vita. Eppure aveva quasi novanta anni. La sua storia includeva la mia. Io ero in quel “suo” tempo concluso. Lei non c’era più, ma solo nel suo corpo. Era ormai puro spirito. Non sarebbe più ritornata in carne ed ossa. Me l’aveva detto tante volte recitando quella poesia. Ora so che mi aspetta …