Come squarciare la “cappa” e tornare a riveder le stelle …
Chi ha il dono di trasformare il pensiero in scrittura e decide di scrivere libri ha il dovere, secondo me, di esprimere con precisione il proprio modo di stare al mondo.
Questa operazione è prima di tutto un processo di eliminazione: una volta che è stato rimosso tutto il linguaggio stupido e violento, eliminati i dogmi di seconda mano, le verità che non sono tue ma di altre persone, smontati i motti, gli slogan, le bugie vere e quelle false della realtà in cui vivi, i miti del momento storico, una volta che sono state rimosse tutte quelle esperienze ridotte ad una forma che non riconosci e in cui non credi, ciò che ti rimane dopo due anni e passa di pandemia e infodemia, (e speriamo che finiscano presto!) è una vera fortuna se ti imbatti in un libro che sappia donarti, per pochi euro, la speranza di ritornare a vivere, “a riveder le stelle” che credevi perdute.
Questo è ciò che cerco quando leggo un libro. Questa ultima fatica di Marcello Veneziani mi ridona la speranza, pur con qualche interrogativo che rimane.
“Si può solo tentare di perforare la Cappa con l’intelligenza critica e la passione ideale; sottraendosi il più possibile all’oppressione, si possono volgere gli occhi altrove, anche quelli della mente, per non subire il plumbeo presente. Al più ritrovarsi con chi condivide lo stesso giudizio e cammino. È poco? Non ci è possibile nulla di meglio, in verità. E poi affidarsi all’amor fati. Salire, ripartire dall’alto, da una visione spirituale, misurare la realtà con altri parametri, avendo altre priorità. Vedere il mondo con altri occhi, sotto altra luce, lo ripetiamo, aperti alla sorpresa dell’imprevedibile. Ma, prima, sgombrare la mente e il cielo da tempo oscurati. Stamani, però, c’era un cielo limpido, il sole trionfava, e limpido è rimasto pure la sera. Così, per una volta, senza la Cappa, tornammo a riveder le stelle…”
La citazione che avete appena letto segna la conclusione del libro che ho letto in versione Kindle. Non siamo ancora fuori dall’epidemia e non si vedono ancora le stelle. A dire il vero, le stelle, così come le conosciamo, stanno sempre lì e mi verrebbe da chiosare il titolo di quel libro (“E le stelle stanno a guardare”) dicendo con tristezza che continuano ancora a “guardarci” senza che ci abbiano potuto dire cosa è successo in questi due anni.
Il futuro resta una incognita e questo libro ne è una fondata testimonianza. Nel leggerlo ho rifatto il viaggio, a ritroso nel tempo, in quasi tutto quello che è accaduto non solo qui da noi in Italia, ma sull’intero pianeta. Ho riletto, infatti, molti pensieri, idee ed opinioni l’autore continuamente esterna, con la straordinaria forza comunicativa della sua scrittura, in varie riviste e quotidiani.
Marcello Veneziani ha saputo abilmente rimetterli insieme e ne è venuto fuori un libro-saggio di oltre trecento pagine che è una vera, seria critica del presente, come viene detto nel sottotitolo. Da bibliomane dinosauro, figlio di una famiglia di tipografi quale mi ritengo di essere, mi sento di dire che leggere un libro in versione digitale non è come leggerlo in cartaceo.
Mi sono reso conto che questo saggio, per sentirlo davvero tuo, con i pensieri, le considerazioni e le riflessioni, (quelli di Veneziani) per rileggerlo e confrontarlo con la realtà che devi affrontare giorno dopo giorno, in trappola sia della pandemia che della infodemia, se ti vuoi difendere, questo libro lo devi tenere tra le mani, lo devi considerare un oggetto, non una somma di informazioni.
Un libro cartaceo ha un suo status ontologico, ti offre un possesso, non un accesso, come la versione digitale. Penso alla diversità tra libri cartacei ed ebook. Un ebook non è una cosa, bensì un’informazione. Dispone di uno status ontologico ben diverso. Utilizzarlo non equivale a un possesso, ma a un accesso.
Nel caso dell’ebook, il libro viene ridotto alle sue informazioni ed è privo d’età, luogo, lavoro manuale e proprietario. Gli manca del tutto quella qualità che ci può parlare di un destino individuale. Il destino non rientra nell’ordine digitale. Le informazioni non hanno né fisionomia, né destino. Non consentono nemmeno un legame intenso.
È la mano dello scrittore, poi di chi l’ha comprato, lo legge e rilegge, a dotare il libro di un volto inconfondibile, una sua fisionomia. Gli ebook sono privi di volto e di storia. Vengono letti senza mani. Nello sfogliare è insito quell’elemento tattile costitutivo di qualsiasi relazione. Senza contatto fisico non emergono legami.
Per questa ragione dovrò avere tra le mani il libro cartaceo. Altrimenti anche Marcello Veneziani, autore, giornalista, scrittore, filosofo diventa una semplice, ennesima informazione. Se vuoi che sia “canoscenza”, quella di Dante, che lui tanto ama, devi "possederlo”.
Veneziani tenta di esaminare i punti di appoggio di un sistema politico, sociale, culturale, religioso sul quale sia la pandemia che l’infodemia si trovano ad interagire creando conflitti di condizioni estreme che stritolano gli esseri umani, sia i sani che i malati.
Vere e proprie divinità alle quali lui assegna la maiuscola: Natura, Sesso, Salute, Sorveglianza, Bioliberismo, Pensiero Forte e Debole fino ad arrivare alla parola che lui ritiene risolutiva per comprendere quello che è accaduto e che ancora deve accadere.
La chiama Mutazione, che dovrebbe stabilire la correlazione tra la razionalità della tecnica e l’irrazionalità della situazione. Paura, mistero, isolamento, limite, noia … sono soltanto alcuni dei rischi che dovremo continuare a correre chissà ancora per quanto tempo.
Dovremo saper ricorrrere alla intelligenza critica ed alla passione ideale, citate innanzi, per sperare nella canoscenza rivedendo le stelle. Il suo saggio aspira ad essere un manuale di sopravvivenza e recupero della nostra misteriosa condizione di esseri umani.
Per questa ragione ho parlato della necessità di una versione “forte”, quella di un libro tradizionale e non un ebook che rimane sempre e soltanto un vettore di informazione. Abbiamo bisogno di vero sapere e vera conoscenza. Le parole con le quali Veneziani conclude il suo lavoro lasciano a chi legge un filo di speranza, anche se sottile.
“La Cappa” merita le cinque stelle di lettura anche se alle canoniche cinque domande, chi-cosa-quando-dove-perchè, Marcello Veneziani non riesce a dare risposte chiare all’ultima. Resta inevasa la domanda sulla condizione umana, sul perchè sembra che questa condizione peggiori sempre di più, mentre invece c’è chi continua a pensare che “l’uomo non è peggiorato, ma è stupido da sempre”.
Proprio stamani, sul suo quotidiano, il direttore Vittorio Feltri, grande giornalista e scrittore, esemplare unico di cinico osservatore della realtà umana, ha scritto che spera che “le asserzioni di Marcello siano state espresse in buona fede … Non illudiamoci: il mondo nè va avanti nè va indietro, è un porcaio immutabile perchè chi lo abita siamo noi”.
Io, nel mio piccolo, sono propenso a pensare che questo sia l’unico, miglior mondo possibile che possiamo permetterci di avere. Con o senza cappa.