Che cos’è la Storia, oggi?
Ho avuto modo leggere alcuni estratti e recensioni di questo nuovo ed interessante libro uscito recentemente in Inghilterra, proposto con un titolo quanto mai provocatorio. “Che cos’è la Storia, ora?”. La provocazione sta proprio in quell’avverbio “ora”, che sta per “oggi”, seguito da un punto interrogativo. Già la semplice domanda su cos’è la storia ha sempre posto agli studiosi grossi problemi di valutazione ed interpretazioni. Sono coinvolte persone, storie, fatti e vicende trascritte e registrate in vari modi. Una questione non solo di interpretazione, ma innanzitutto di valutazione, scelta ed utilizzo delle fonti e dei metodi. Quali storie vengono raccontate; come dovrebbere essere celebrate; riscritte da chi? Sono vecchie domande sempre proposte, non solo all’interno del mondo accademico, ma da tutti. Il libro, con un mix diversificato di scrittori, sia nomi di successo che voci emergenti, ovviamente in un ambito di lingua inglese, cerca di dare risposte nuove e moderne a questi antichi interrogativi.
Di quale storia e storie abbiamo bisogno oggi? Come dare risposte certe e documentate ad argomenti quali, ad esempio, razzismo e antirazzismo, la storia “queer”, la storia della fede, la storia delle disabilità, la storia ambientale, la storia della fuga dalle nostalgie di potere, l’ascolto delle voci delle donne e la “riscrittura” del passato. Chi è lo “storico” oggi?
Alcuni ritengono che il ruolo di “storico” sia quello di narratori attenti di fatti d’archivio, trascorrendo ore a “srotolare”, oggi, microfilm che hanno sostituito pergamene, papiri e registri. Sono stati un tempo il lavoro di coloro che si considerano narratori e sostenitori di un patrimonio culturale, che sentono il bisogno di portare alla luce le ingiustizie storiche, affinché possiamo avere una visione più sfumata della nebulosa nostalgia. Accademici intenzionati ad educare le future generazioni.
Ma al di fuori di questo mondo, con l’avvento dei nuovi media, con l’abbondanza e la diversità delle fonti, diventate vere e proprie “banche”, piattaforme di dati, tanto grandi da diventare “cloud”, nuvole foriere di tempeste, la questione più importante da affrontare è non solo “chi è uno storico?”, ma anche “cos’è uno storico?”, per capire “cos’è che fa storia?”.
Noi, oggi, in maniera tecnologica ed essenzialmente digitale, siamo tutti “storia”. Ognuno di noi, sia come individui che come persone, abbiamo una identità culturale che non è più quella di una volta, precisa, distinta e inequivocabile. E non solo questo: apparteniamo a comunità anch’esse sempre aperte, comunicanti, interconnesse. Tutto è diventato liquido, mutevole, opinabile e discutibile. Le pietre e i monumenti del passato vengono messi in discussione, se non distrutti e abbattuti.
Ma, allora, se la storia è di tutti, chi ne controllerà il significato? Come suggeriscono i contributori del libro è necessario che chi vuole “fare storia” sappia non solo conoscere le fonti, ma sopratutto muoversi tra di esse e tra i diversi significati trasmessi per mezzo dei diversi media. Spesso è ciò che non è scritto, sentito o visto, o è solo implicitamente implicito, che ci permette di cogliere il significato di un documento storico.
Mi ha colpito il saggio sulla storia delle emozioni, che cerca di comprendere e spiegare come le persone in passato hanno sperimentato cose diverse, ma anche come le hanno sentite in modo diverso da come le faremmo noi. Per quanto gli psicologi odierni riconoscano le sindromi “legate alla cultura”, fenomeni che si verificano solo in particolari gruppi, potremmo considerare i gruppi in passato come aventi risposte legate al tempo, alle loro situazioni.
Si tratta di saper trasmettere al meglio il passato a chi studia ed usa la storia per agire nel presente, con una visione del futuro. E’ necessario operare la stratificazione di analisi che sia non solo biografia sociale, ma anche una sorta di autobiografia personale per dimostrare quale particolare forma di storia abbiamo davanti. La conoscenza del passato non dovrebbe essere influenzata da una visione romanzata dei fatti.
Da questo tipo di approccio conoscenza, saggezza e cultura potranno dare una corretta risposta alla domanda “Che cos’è la storia, adesso?”. Proponimento quanto mai antico e difficile da portare a compimento. Ci chiediamo da sempre “cos’è la saggezza, adesso?”. Siamo sicuri di poter/saper dare la giusta risposta? Tutte le storie che raccontiamo, sono le nostre e le raccontiamo a noi stessi. La domanda è allora: sarà mai possibile far comunicare il passato con il presente?