Ascoltare se stessi: un viaggio alla scoperta di sè

Antonio Gallo
4 min readApr 9, 2024

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Ascoltare se stessi è un’arte che richiede tempo, pazienza e dedizione. Non si tratta semplicemente di prestare attenzione ai propri pensieri e alle proprie emozioni, ma di immergersi completamente nella propria interiorità per comprenderne la complessità e la bellezza. È un viaggio alla scoperta di sé, un percorso che ci permette di sviluppare una profonda consapevolezza di chi siamo, cosa vogliamo e cosa ci rende felici.

Perché è importante ascoltare se stessi?

I benefici dell’ascolto interiore sono molteplici. Innanzitutto, ci permette di migliorare la nostra autostima. Quando impariamo a conoscere e ad accettare i nostri pregi e difetti, ci sentiamo più sicuri di noi stessi e delle nostre capacità. Inoltre, l’ascolto interiore ci aiuta a gestire meglio le nostre emozioni. Imparando a riconoscere e ad accettare le nostre emozioni, anche quelle negative, possiamo sviluppare una maggiore resilienza e affrontare le sfide della vita con maggiore serenità.

Come sviluppare la capacità di ascoltare se stessi?

Esistono diverse tecniche per sviluppare la capacità di ascoltare se stessi. Ecco alcuni consigli:

  • Meditazione: La meditazione è una pratica che ci aiuta a calmare la mente e a focalizzare l’attenzione sul presente. Bastano anche pochi minuti al giorno per iniziare a vedere i benefici.
  • Yoga: Lo yoga è un’altra pratica che ci aiuta a connetterci con il nostro corpo e le nostre emozioni. Le posizioni yoga e gli esercizi di respirazione ci aiutano a rilassarci e a sciogliere le tensioni.
  • Scrittura: Scrivere un diario è un ottimo modo per esplorare i propri pensieri e le proprie emozioni. Mettendo nero su bianco ciò che proviamo, possiamo dargli un nome e una forma, rendendoli più comprensibili.
  • Passeggiate nella natura: Stare a contatto con la natura ci aiuta a ritrovare la calma e la pace interiore. Passeggiare in un parco o in un bosco ci permette di riconnetterci con noi stessi e con il mondo che ci circonda.

Ascoltare se stessi è un processo continuo che richiede impegno e costanza. Non ci sono scorciatoie, ma il viaggio è ricco di scoperte e di sorprese. Imparando ad ascoltare se stessi, possiamo finalmente vivere una vita autentica e appagante.

L’ascolto interiore è uno strumento prezioso per migliorare la nostra vita. Ci permette di conoscerci meglio, di gestire le nostre emozioni e di vivere con maggiore consapevolezza. Se desideriamo vivere una vita più felice e appagante, è importante imparare ad ascoltare se stessi.

ABITARE LE PAROLE

LA CAPACITÀ DI ASCOLTARE SE’ STESSI

Nunzio Galantino

Sempre la parola ritmo evoca il succedersi armonico di elementi o il loro alternarsi nello spazio e nel tempo, come la sua stessa etimologia suggerisce. Il termine ritmo deriva infatti dal latino rhythmus e dal greco, affine al verbo che significa letteralmente “scorrere”.

Con l’armonia e la melodia, il ritmo è tra gli elementi costitutivi del linguaggio musicale, e indica il succedersi regolare dei rapporti di durata intercorrenti tra i suoni, e una differente scansione tra questi e le pause. Insieme assicurano un ascolto gradevole della melodia stessa, al punto da rendere la musica così spesso emotivamente coinvolgente e, direbbe Goethe, «sublime».

Molto frequente è l’utilizzo della parola ritmo in senso figurato. Si pensi, ad esempio, all’espressione: «Hai il ritmo nel sangue». Chi la pronunzia intende evidentemente andare oltre l’ambito fisiologico. Non si limita ad affermare lo scorrere regolare del sangue in tutto l’organismo attraverso le arterie e le vene. Vuole piuttosto riconoscere, nello svolgersi della vita del proprio interlocutore, la presenza di una ordinata vitalità, frutto dell’alternanza tra intense espressioni e prevedibili momenti di pausa. Proprio come accade nella musica o come avviene nel susseguirsi di parole e di spazi vuoti nella scrittura. È il vibrante alternarsi della configurazione del ritmo, non sempre eguale nel ripetersi, che permette di cogliere il senso di ciò che si sta ascoltando, leggendo o contemplando.

Ma non è solo la musica l’ambito in cui il ritmo assicura vitalità e bellezza. Vitruvio (I sec. a. C.), ad esempio, ne esplicitò senso e contenuti in riferimento all’architettura. Per il suo primo grande teorico, questa disciplina esiste solo quando c’è eurythmía. Quando cioè in essa viene assicurato, letteralmente, il “giusto ritmo” tra le parti e gli spazi, pieni e vuoti.

Certo, la sindrome dell’horror vacui, che va caratterizzando sempre di più non solo la nostra società, ma anche la nostra interiorità e le nostre relazioni, ci impedisce di godere la bellezza di una vita vissuta al ritmo giusto e di gustarne i momenti che la compongono.

La paura del vuoto e il peso del silenzio allungano la loro ombra su tutto ciò che, nella nostra vita, può assomigliare a una pausa rigenerante da destinare all’ascolto di sé stessi, all’interiorizzazione di ciò che si è ascoltato o alla contemplazione di quanto ci circonda. Anche nei suoi aspetti più problematici. Eppure, sono quelle pause e quegli intervalli a impedirci di essere travolti e a farci apprezzare, grazie al ritmo, la melodia che, nonostante tutto, accompagna buona parte della nostra vita.

IL Sole 24 Ore domenica 7 aprile 2024

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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