Ascoltando l’altro che è in noi. In attesa di Godot

Antonio Gallo
4 min readJan 9, 2025

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Per ascoltare l’altro che è in noi, è fondamentale creare silenzio sia esterno che interno, permettendo alla mente di calmarsi e di concentrarsi sulle emozioni e sensazioni corporee. Puoi iniziare ponendoti domande e annotare le risposte. Inoltre, praticare la mindfulness e dedicare tempo alla riflessione personale aiuta a riconoscere e accogliere la propria voce interiore.

L’ascolto attivo, che implica empatia e attenzione, è cruciale per comprendere profondamente le proprie esperienze. Ascoltare l’altro dentro di sé implica un processo di introspezione e consapevolezza che permette di riconoscere e comprendere le proprie emozioni e necessità. Creare spazio per l’ascolto interiore. È fondamentale creare un ambiente di silenzio, sia esterno che interno, per permettere alla mente di calmarsi e di concentrarsi sulle emozioni e sensazioni corporee.

Questo può essere fatto attraverso pratiche che aiutano a distogliere l’attenzione dai pensieri distrattivi e a focalizzarsi sul momento. È importante prestare attenzione alle emozioni che emergono. Ogni emozione porta con sé un messaggio. Riconoscere ciò che si prova è essenziale per comprendere le proprie necessità. Chiediti: “Cosa sento in questo momento?” e cerca di identificare le sensazioni fisiche associate a queste emozioni.

Imparare a dialogare con il tuo io interiore come se stessi parlando con un amico fidato. Questo approccio ti permette di esplorare i tuoi pensieri e sentimenti in modo più profondo, facilitando una comunicazione sincera con te stesso. Accogli le sensazioni fisiche e le emozioni senza giudicare. Pratiche come il metodo RAIN, che non ha niente a che vedere con la pioggia, (Riconosci, Accetta, Indaga, Nutri), possono aiutarti a gestire le emozioni in modo costruttivo.

Tenere un diario può essere utile per esternare i propri pensieri e sentimenti. Annotare ciò che emerge durante il processo di ascolto interiore può chiarire ulteriormente le tue esigenze e desideri. Dopo aver ascoltato l’altro dentro di te, puoi applicare queste tecniche anche nelle relazioni con gli altri. Durante una conversazione, pratica l’ascolto attivo ponendo domande aperte e mostrando empatia verso l’interlocutore. Questo crea uno spazio sicuro per il dialogo.

Mostra attenzione e comprensione nell’interazione con gli altri. La compassione favorisce un ambiente in cui entrambe le parti si sentono ascoltate e rispettate. Riconosci i punti in comune tra le tue emozioni e quelle degli altri. Questo aiuta a costruire un legame più profondo e a facilitare la risoluzione dei conflitti. Attraverso questi passaggi, puoi migliorare la tua capacità di ascoltare te stesso e gli altri, creando relazioni più significative e autentiche.

Arrivati ad una certa età è utile, e forse anche necessario, parlare con sé stessi, con l’ “altro” che ha trascorso tutto il tempo con te. Conosce tutto di te, ricorda anche quello che tu hai dimenticato, quello che vuoi dimenticare e non vuoi riportare in superficie. Sì, perché è come il mare, le sue profondità, i suoi abissi, che hai frequentato, nei quali hai navigato e magari sei annegato, credendo di morire, ma poi ti sei ritrovato in vita, dimenticando. Lui, l’altro io, te lo riporta a galla. Non puoi far finta di niente.

Ha più voci, molte voci, alle quali fanno eco tante altre che si incrociano intrecciando parole, azioni, luoghi e situazioni in onde sonore che alimentano una memoria che non riconosci. Una, nessuna e centomila. Quanti e qualia. I quanta della fisica ci ricordano che anche le esperienze qualitative dei qualia sono composte da elementi discreti e unici, come i momenti di consapevolezza e di percezione che rendono la vita ricca di significato.

Questo aforisma non esiste nella letteratura, ma rappresenta un tentativo di unire i due concetti in una riflessione filosofica. I quanta rappresentano la quantizzazione dell’energia, mentre i qualia rappresentano le esperienze qualitative e soggettive della coscienza. Entrambi i concetti esplorano la natura discreta e unica delle cose, sia che si tratti di energia fisica o di esperienze umane. La frase "uno, nessuno e centomila" esprime la complessità dell’identità umana.

Nel romanzo, il protagonista scopre che la sua percezione di sé non coincide con quella degli altri, portandolo a una crisi esistenziale. "Uno" rappresenta l’idea di un’identità scelta, "nessuno" indica l’assenza di un io definito, mentre "centomila" simboleggia le molteplici identità che gli altri attribuiscono a noi. Questo riflette la fragilità dell’io e la difficoltà di comprendere se stessi in relazione agli altri. Le immagini che gli altri hanno di noi influenzano profondamente la nostra autopercezione.

Queste percezioni esterne possono distorcere la nostra visione di noi stessi, portandoci a interiorizzare giudizi e aspettative che non sempre riflettono la nostra vera essenza. Il feedback sociale gioca un ruolo cruciale: se riceviamo valutazioni positive, tendiamo a sviluppare un’immagine di sé più positiva, mentre critiche o pregiudizi possono minare la nostra autostima. Inoltre, il confronto sociale, amplificato dai social media, può generare insicurezze e distorsioni nella percezione del nostro corpo e della nostra identità.

Il romanzo "Uno, nessuno e centomila" è estremamente attuale nel contesto contemporaneo, specialmente in relazione all’uso dei social media. Oggi, come Moscarda, creiamo molteplici identità online, modificando la nostra immagine a seconda del pubblico. Questo fenomeno evidenzia la fragilità dell’identità umana e la ricerca di approvazione attraverso "like" e feedback sociali, riflettendo una continua negoziazione del sé.

La crisi d’identità e l’alienazione descritta da Pirandello, quando non esisteva la rete e non si sapeva cosa fosse AI, risuonano con le esperienze moderne di isolamento e disconnessione in un mondo sempre più digitalizzato. Nel caos continuo che ci circonda, forse ci salveremo soltanto parlando con noi stessi. Monologando, in attesa di Godot …

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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