Anche quando parlava di cose serie veniva da ridere
Il 13 marzo 1927 esce il primo di una lunga, fortunata serie di film della più famosa coppia del cinema d’altri tempi. Ricordo di Oliver «Ollio» Hardy Attore (1892–1957). Anche quando parlava di cose serie veniva da ridere. La maschera ha avuto la meglio. Ma al di sotto di quella maschera si percepiva un fondo di tristezza e di solitudine.
Prigioniero del suo personaggio Ollio non si piace più, non riesce più a parlare, ma non smette mai di dialogare con Stan attraverso i gesti e gli sguardi che hanno sancito la loro complicità. Occhi piccoli, doppio mento, baffi a spazzolino e bombetta.Una smilza cravatta sventolata da una mano grassoccia. «Arrivedorci» anche a te, Ollio.
È difficile pensare che esista davvero Oliver Hardy dietro a Ollio e di fianco a Stanlio. Dove inizia la persona reale e dove il personaggio comico? I fan attribuiscono a Oliver le caratteristiche di Ollio e così, in una contaminazione di identità, il comico si ritrova intrappolato nei gesti buffi e goffi di un omaccione plasmato dalla propria fantasia.
Diviene prigioniero di un’ossessione che lo rende divertente, come non sarebbe altrimenti, ma carico di sofferenza. Grosso e sognatore, Oliver si immagina sui palcoscenici sin da bambino. Dopo una serie di personaggi secondari, è da un fortuito incontro con Stan Laurel che inizia a occupare una posizione ben più importante (e ingombrante) al fianco del suo minuto amico.
Saccente nelle pellicole, Oliver in realtà è un pigro, ma scrupoloso, esecutore delle brillanti idee di Stan, la vera mente del duo comico. E in ogni caso, contrariamente al lavoro in comune, le loro vite private si incrociano di rado al di fuori del set. Hardy rimane un uomo affezionato ai propri vizi: cibo, sigarette, party, golf e scommesse sui cavalli. Il divertimento è una prerogativa di cui paga le conseguenze.
Quando la sua doppia (o tripla) vita gli destina una malattia degenerativa, il suo corpo, per ogni chilo perso, si libera di un gesto di Ollio e di Stanlio. Ma l’uno non può vivere senza l’altro, e nemmeno senza il terzo. Così, irriconoscibili, Oliver e Stan, dopo un balletto e un’alzata di cappello, ringraziano il pubblico e tornano dietro le quinte. Saranno stati uno, due o forse tre? (Almamatto)