Anatomia dello “scuorno”

Antonio Gallo
3 min readJun 20, 2019

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Sfogliavo il “Corriere” stamattina dopo di avere letto la rubrica Il Caffè di Massimo Gramellini in prima pagina che parlava dell’avvocato napoletano il quale ha avuto la possibilità di conversare con il Presidente del Consiglio Conte “in mutande” sul suo balcone, cogliendo a volo l’occasione del suo passaggio da quelle parti a Napoli.

Senza “scuorno”, chiosava il giornalista, elencando diversi esempi di antica vergogna oggi superati, scrupoli del tempo andato. Non conoscevo ancora l’episodio sul quale poi, sfogliando lo stesso giornale, ho avuto modo di informarmi nelle pagine successive in una cronaca con le fotografie del protagonista, l’avvocato in mutande, e il Presidente Conte, in cravatta e giacca, ovviamente.

Devo aggiungere anche, per la precisione, che, in terza pagina, il giornale aveva presentato ai lettori anche una istantanea del vice premier Salvini, ripresa da un settimanale, mentre anche lui indossa un paio di boxer verde militare e sta innaffiando le piante sul suo balcome di casa.

Certamente il caldo di questi giorni ha costretto gran parte di noi a questo tipo di abbigliamento. Ogni occasione è buona, quindi, per pontificare sulla realtà della nostra condizione e su come siamo ridotti. “Un Paese in mutande”, appunto, ha intitolato il suo pezzo Gramellini, a quanto pare non solo per il caldo.

Ma la cosa non finisce qui perchè, continuando a sfogliare il giornale nelle pagine successive, quella con il numero sette, mi sono imbattuto nella foto che correda questo post. A tutta pagina appare questo giovane, ancora un ragazzino, che fa da modello, rivestito alla moda, inclusi i tatuaggi. Nessun nome della azienda, (ho ritagliato l’immagine) solo una successione di lettere, otto lettere in maiuscolo seguite da un numero. In alto a sinistra della foto un indirizzo web per per fare lo shopping.

Lo confesso, sono rimasto perplesso per un attimo. Ho poi pensato di scrivere a Gramellini per esternare i miei pensieri. Gli ho scritto la lettera che segue, non prima però, ignorante di marketing e di moda come sono, ma sempre dinosauro curioso, per rendermi conto di cosa sia veramente lo “scuorno” al quale aveva fatto riferimento nel suo “caffè”.

E’ una grande e diffusa azienda internazionale, molto alla moda, che ha vestito quel ragazzo nella immagine, trasformandolo in quello “scuorno” indecente. Le “mutande” dell’avvocato sessantanovenne napoletano sono davvero un pudico vestimento. Non solo “pudico”, ma anche economico, se date una occhiata ai prezzi di quei jeans, stivaletti, foulard e tatuaggi vari.

Una pagina intera per pubblicizzare prodotti a quei prezzi, per un Paese che sarebbe “in mutande” senza “scuorno” mi fa davvero scompisciare dalle risate. C’è gente che arriva a comprare un paio di jeans stracciati a prezzo lunare, un paio di stivaletti marziani femminili per oltre mille e cinquecento euro e altre indecenze senza “scuorno”.

Amare risate che riecheggiano sullo sfondo di una società che scivola nel baratro senza fondo nel quale anche il bravo giornalista, col suo giornale, ci sta facendo precipitare mentre sorseggiamo il nostro caffè comune.

Intendiamoci, non ce l’ho con l’azienda che produce quei prodotti, nè tanto meno col giornale che deve incassare con la pubblicità, nè tanto meno con lo stesso Massimo Gramellini che ogni mattina mi aiuta ad affrontare un’altra giornata di vita nelle vesti di un dinosauro digitale. Sono i soldi che fanno girare il mondo. Lo sappiamo bene, da sempre.

Mi chiedo, soltanto, a questo punto dove inizia la vergogna di una società come quella attuale in questo Bel Paese e dove finisce tutto lo “scuorno” di cui abbiamo parlato. Meno male che il Presidente Conte era in cravatta e giacca. Ecco la lettera:

Caro Massimo,ho appena letto il suo “caffè” di stamattina sull’avvocato napoletano senza “scuorno” che in mutande conversa con il Presidente del Consiglio. Tutto condivisibile. Poi continuo a sfogliare il giornale e arrivo a pagina 7. Mi imbatto in una foto pubblicitaria, questa sì senza “scuorno”. L’ha vista? Lo so, non pubblicherà mai questa mia osservazione. Lo “scuorno” ormai è diventato una norma. Un abbraccio e avanti tutta così.Antonio Gallo (classe ’39 lettore da sempre del Corriere)

Non credo che al giornale pubblicheranno la mia lettera. Vi farò sapere …

UNIDEADIVITA

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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