Amarcord covidico linguistico

Antonio Gallo
6 min readMar 2, 2021

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Questo post è un Amarcord linguistico. Mi spiego. Non ricordo come fu che la mia passione per le lingue ebbe inizio con il tedesco. Probabilmente perchè quando mi iscrissi all’I.U.O. di Napoli il piano di studio dell’allora cosi detto “nuovo ordinamento” prevedeva l’iscrizione ad una lingua quadriennale, una triennale ed una biennale.

Una maratona di conoscenza linguistica che doveva farsi in soli quattro anni. Una vera e propria impresa che soltanto pochi erano in grado di portare a termine in quei quattro anni. Tra sbarramenti, prove scritte e orali, gli esami superavano la quarantina.

Per me fu una naturale reazione inconscia, una fuga nella modernità dalle nebbie del passato. Non tanto poi inconsapevole, se ricordo le sofferenze che incontrai al ginnasio nello studio di quelle due lingue classiche.

Avevo scelto il corso che, allora, era chiamato del “gruppo germanico” che includeva inglese, tedesco e francese, quadriennale, triennale e biennale, rispettivamente. La mia poca voglia di studiare sia il latino che il greco fu dovuta non non solo alla cronica mancanza di volontà giovanile ma, sopratutto, alla metodologia usata a quel tempo.

Detestavo la mera ripetizione delle declinazioni e la monotona memorizzazione delle regole. Ricordo un brano nelle memorie di Sir Winston Churchill quando dovette affrontare lo studio del latino e mi ritrovo oggi con gli stessi interrogativi che si poneva lui quando entrò il primo giorno alla Harrow School.

Ho rivissuto l’esperienza di Sir Winston con il latino in un post che chi vuole può leggere qui al link. Quello che mi preme mettere in luce sono gli aspetti linguistici della lingua tedesca in relazione all’inglese e all’italiano, in un ambiente post-coronavirus.

Il tedesco, come l’inglese, ma in tono minore, può creare lunghe parole composte da molte parti del discorso; tuttavia, la differenza è che le parole inglesi tendono ad essere brevi e sillabate (ad esempio, “fact-check”) mentre le parole tedesche tendono a essere lunghe e combinate senza trattini o spazi (ad esempio, “Trittbrettunsterblichkeit”, che tradotto in italiano significa “immortalità ottenuta cavalcando le code di qualcuno. “)

La struttura di base del tedesco incoraggia la formazione di parole combinando più parole insieme senza alcun collegamento. Un lettore tedesco semplicemente scompone ogni parte per ricavarne il significato figurativo o letterale. Ad esempio, in inglese si potrebbe scrivere “the card from the automat of the steam-powered ship traveling on the Rhine”, in italiano “la carta del distributore automatico della nave a vapore che viaggia sul Reno”.

Tuttavia, in tedesco, si scriverebbe “Rheindampfschiffautomatenkarte”. Poiché la necessità è la madre dell’invenzione, e il coronavirus si è dimostrato una ben che triste necessità, ogni lingua in tutto il mondo ha dovuto introdurre nuove parole per discutere la pandemia e i numerosi argomenti correlati.

Secondo una ricerca dell’Istituto Leibniz per la lingua tedesca, i tedeschi hanno coniato più di 1.200 nuove parole relative al coronavirus. Molte lingue crescono usando parole in prestito, parole prese in prestito da un’altra lingua. Il tedesco, ad esempio, prende in prestito parole dall’inglese che saranno evidenti in alcuni di questi neologismi.

Ecco alcune delle parole interessanti che i tedeschi usano per discutere di cose relative al coronavirus (traduzione letterale tra parentesi), anche se non tutte verranno inserite nel dizionario tedesco ufficiale. Ho fatto seguire la traduzione in italiano anche se noi siamo più propensi ad usare queste novità in forma di anglicismi, spesso anche improvvisati.

Anderthalbmetergesellschaft: social distancing (a meter and a half society). In italiano parliamo di distanziamento sociale, una società distanziata da un metro e mezzo.

Arbeitsunfähigkeitsbescheinigung: certificate of disability, ovvero certificato di disabilità.

Ausbruchsgeschehen: outbreak events, eventi improvvisi.

Ausgangsbeschränkung: lockdown (exit restriction), isolamento.

Behelfsmundnasenschutz: face mask (makeshift mouth nose protection), mascherina

Coronatestzentrum: corona test center, corona hub

Coronasuperverbreiter: corona super spreaders, diffusore di virus

Ellenbogengesellschaft: elbow society, società del gomito

Frischluftquote: fresh air quota, aria fresca

Fussgruss: safe hello, foot greeting, saluto del piede

Gesichtskondom: face mask, face condom, condom facciale

Impfstoffnationalismus: vaccine nationalism, nazionalismo vaccinale

kontaktlose Zustellung: contactless delivery, consegna frontale

Mindestabstandsregelung: social distancing, minimum distance regulation, distanziamento minimo

Mundschutzmode: face mask, mouthguard fashion, mascherina

Notfallkinderzuschlag: emergency child allowance, pronto soccorso infantile

Onlineparteitag: online party conversation, conversazione/festa online

Präsenzveranstaltung: face-to-face event, evento faccia a faccia

Salamilockdown: partial lockdown, a lockdown that happens in slices, salami lockdown, isolamento a fette

Spuckschutzschirm: face mask, anti spit screen, schermo anti sputo

telefonische Krankschreibung: telephone sick leave, irreperibile a telefono

Wirtschaftsstabilisierungsfonds: economic stabilization fund, fondo economico di stabilità.

Zoomfatigue: burnout from overuse of zoom conferences, zoom fatigue, stress da zoom.

Ma sono tante le parole, nuove o non comuni, entrate velocemente nella nostra quotidianità più recente. Molte hanno visto alterare il loro significato originario. Il vocabolario italiano, come quello di tutte le lingue, si è modificato e ampliato. Ormai è chiaro: nei libri di storia, il 2020 avrà un capitolo a sé, come il 1789, il 1918 o il 1945, anni di grandi cambiamenti, pur nella loro tragicità.

La nostra quotidianità si è trasformata, e di questa normalità inconsueta noi esseri umani sentiamo il bisogno di parlare. Per descrivere situazioni nuove, occorrono parole nuove o rinnovate, ed ecco che se ne coniano alcune, se ne recuperano di poco usate, se ne prendono in prestito di altre. Ma le parole vivono in un contesto, checchè ne pensano i puristi, il modo di esprimersi, oggi, si è adattato e continua ad adattarsi nel tempo e nello spazio.

E’ sempre successo, come accadde anche, per esempio, nel lontano 1700, quando nacque l’improvvisa necessità di riferirsi a oggetti e concetti come macchina a vapore e lavoro a domicilio. Insomma, al cambiare della vita cambiano anche le lingue, italiano in primis, complice l’elasticità e la tecnologia. Fino a pochi mesi fa, chi avrebbe saputo sciogliere la sigla DAD? Quanti se ne erano serviti almeno una volta, o quanti avevano mai sentito parlare di e-learning, distance learning e zoombombing?

Oggi sappiamo che DAD sta per Didattica a Distanza e che è sinonimo di e-learning, inteso come l’apprendimento mediante corsi fruibili via internet. Con il termine Zoombombing si fa riferimento, invece, ad azioni di disturbo organizzate introducendosi nelle riunioni su Zoom, l’ormai celebre piattaforma web per le videoconferenze.

Parole come queste ora più usate e pronunciate che mai, sono testimoni di un mondo nuovo, fatto di persone lontane eppure interconnesse, iperconnesse. Nel mondo di oggi si sta distanti gli uni dagli altri e si impara da lontano. La lingua italiana si è tinta di sfumature impensate, in ambito di studio, ma non solo.

Checchè ne pensano i puristi. Il virus non conosce frontiere. Pensiamo a come l’idea di distanza, in un momento di distanziamento sociale quale quello che stiamo attraversando, abbia assunto una curiosa connotazione positiva. Tutt’altro che positiva, invece, sembra stare diventando proprio l’accezione di positivo.

Per non parlare di tamponare, che in origine significava urtare un veicolo con un altro o chiudere una falla o una ferita, e oggi, invece, eseguire un tampone rino-faringeo. I prestiti inglesi abbondano non perchè ci sia la possibilità di esprimere la stessa parola nella nostra lingua, ma perchè è il mercato globale che concorre a creare un nuovo lessico.

Lockdown, termoscanner e droplet e tanti altri sono termini destinati a restare alla stessa maniera di parole come picco, curva epidemica, contagi, pandemia, autocertificazione, mascherine, ventilatori polmonari, zona rossa, immunità di gregge.

E ancora di sigle come FFP2 e FFP3 (Filtering Face Piece 2 e 3), RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale), DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), R0 (Erre zero); o anche COVID-19 (Corona Virus Disease).

Parole prima ascoltate di rado, forse mai pronunciate, ora necessarie per la convivenza con il virus. Vocaboli che danno prova della multiformità di una lingua come quella italiana, ma in fondo di tutte le lingue.

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Fonte: http://atkinsbookshelf.wordpress.com

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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