A futura memoria. Ieri & oggi in Via Mezzocannone 43 Napoli

Antonio Gallo
4 min readDec 30, 2023

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Antonio, Francesco, Domenico, Mario, Felice, Via Mezzocannone 43, Napoli (1969)

Leggete il post che segue scritto nella data indicata, a corredo della foto qui sopra così come la si può ritrovare nel mio archivio digitale col titolo “A futura memoria”. Mio figlio Alessandro, poco fa è passato da quelle parti e tramite whatsup mi ha inviato la foto successiva fatta allo stesso posto.

Mai come in questo caso, osservando questa foto, ho capito il senso del successo dei così detti “social networks”: vivere la vita e ricordarla con un obiettivo per documentarla. La parola “obiettivo” in questo caso ha un doppio senso: quello che prevede l’impiego della macchina fotografica e quello che sta ad indicare il senso, la ragione, lo scopo di fare una determinata cosa. In questo caso si tratta di esternare i miei sentimenti di tristezza per la scomparsa di una persona che appare in questa immagine, l’ultimo di cinque fratelli, il primo a destra, di nome Felice. Cinque figure umane ritratte sul marciapiede di una nota strada di Napoli alla fine degli anni sessanta, davanti ad una delle tante librerie che la costellavano, di fianco all’università. Un luogo che fa parte non solo della storia di Napoli ma anche di quella che fu la vita di queste cinque persone che mi appartennero. Così come io appartengo alla loro.

Qualcuno, a proposito di Facebook, ha ricordato di recente che Emile Zola, scrivendo della tecnica fotografica, ebbe a dire una frase diventata poi giustamente famosa: “Secondo me non si può dire di avere veramente visto una cosa finché non la si è fotografata”. Io fotografai questa situazione in occasione della inaugurazione dei nuovi locali di una piccola casa editrice fondata da Francesco, il secondo da sinistra. Era un’occasione quella per festeggiare l’evento di una trasformazione imprenditoriale.

Degli sconosciuti tipografi di provincia, i cinque fratelli qui ritratti, festeggiavano ritrovandosi nella grande città, continuando l’attività tipografica che il loro genitore aveva cominciato agli inizi del secolo e del millennio scorsi. In quella piccola cittadina di provincia dove erano tutti nati, insieme ad altre due sorelle. Una andata in sposa ad un musicista del teatro San Carlo e poi della Scala, l’altra emigrata negli anni venti negli Stati Uniti. A quel tempo, io giovane figlio di Antonio, non mi rendevo conto che stavo fotografando non solo un incontro d’occasione in famiglia, ma anche un nuovo modo di documentare noi stessi, la vita e il mondo. Allora, solo quaranta anni fa, una foto era soltanto una istantanea da collezionare, un momento della vita fermato sulla carta.

Non avrei mai immaginato che quel momento potesse essere rivissuto oggi, in occasione della scomparsa dell’ultimo dei superstiti di questa avventura umana e familiare. Un documento fotografico che mi permette di riflettere come le immagini presentate sui “social networks”, quali Facebook, Google+ e Twitter, diventano filtri del passato, un “passato” che diventa online un presente continuo. Il mondo è come un set, un palcoscenico sul quale la vita continua e scorre. Gli utenti partecipano all’esperienza che diventa materiale, concreta, rivissuta. Oggi, questi nuovi media ci mettono in condizione non solo di essere sempre in viaggio con il nostro occhio fotografico, di documentare e condividere con altri le nostre esperienze, ma anche di rivivere il passato rilanciandolo nel presente. Ci offrono la possibilità di trasformare una volatile occasione di esperienza vissuta in una sorta di “passato futuro”.

Siamo sempre consapevoli cioè che il presente è qualcosa che si può rivivere online e che sarà consumato anche da altri. Sembra quasi che sia possibile far diventare il passato presente, il presente futuro.Una grande scrittrice come Susan Sontag ha detto: “Tutto esiste per finire in una fotografia”. Sembra una frase scritta apposta per fare pubblicità a Facebook. L’esistenza di quelle cinque persone per le quali ho scritto questo post è tutta in questa foto. Una famiglia che un tempo si definiva patriarcale, come patriarca era davvero nonno Michele di cui ho un vago ricordo. Il fondatore di quella che fu la “Arti Grafiche M. Gallo & Figli. Sarno”. Uomini e storie di un altro secolo ed un altro millennio. Questo blogger è orgoglioso di essere un loro discendente diventato “digitale”. Si augura che chi gli succede continui a muoversi con armonia e profitto tra “bits & bytes”, così come i suoi antenati si mossero, anche se con tante avventure, tra i caratteri mobili di Johann Gutenberg.

Postato 8th January 2012 da galloway

Lascio a chi legge il piacere di commentare la foto che segue. Come cambia il mondo! In bene, in peggio? Non saprei dire. Non voglio essere moralista o catastrofista. Mi limito a segnalare il cambiamento, o mutazione? Quel che resta del passato è sotto gli occhi di tutti, di chi non conobbe quei luoghi.

Via Mezzocannone 43, oggi dicembre 2023

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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