‘A furmica è ‘na criatura …

Antonio Gallo
4 min readJan 7, 2023

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Inedito di Gino De Filippo

Ricordo la genesi di questo sonetto. Gino ed io camminavamo sulla pista a Episcopio, nella Valle dei Sarrasti, alla maniera di Kant, nella immagine che vedete qui sotto, quando ci accorgemmo che una lunga, interminabile fila di minuscole formiche costeggiavano il nostro percorso. Sembrava quasi che volessero affiancarsi ai molti camminatori che hanno l’abitudine di fare footing percorrendo questa lunga pista intorno ad una delle vasche costruite ai piedi del monte Saro dopo i tragici eventi del 5 maggio 1998.

Seguimmo quel lungo, affollato corteo per un centinaio di metri, fino a quando quelle milioni di “criature” deviarono scendendo verso il fondo dell’invaso, disperdendosi negli infiniti spazi del terreno. Gino ne osservò una che, tutta sola, sembrava, secondo lui, avere smarrito il senso della direzione. Il giorno dopo mi fece leggere questo sonetto e mi disse che non aveva potuto dormire pensando a queste misteriose e magiche “criature”

La passeggiata di Kant

Le formiche hanno molto successo come specie per varie ragioni. Uno dei motivi è la loro struttura sociale altamente organizzata, che consente loro di lavorare efficacemente insieme in grandi gruppi. Le colonie di formiche sono in grado di dividere il lavoro, con diverse formiche specializzate in compiti diversi come cercare cibo, prendersi cura dei piccoli e difendere la colonia. Questa divisione del lavoro consente alle colonie di formiche di essere molto efficienti e produttive.

Un altro motivo del successo delle formiche è la loro capacità di adattarsi a una vasta gamma di ambienti. Le formiche si trovano in tutti i continenti, tranne l’Antartide, e possono prosperare in molti tipi di habitat, dal deserto caldo e secco all’umida foresta pluviale tropicale. Questa adattabilità consente ad esse di sfruttare un’ampia gamma di risorse e di stabilire colonie in aree in cui altre specie potrebbero non essere in grado di sopravvivere.

Le formiche poi hanno una serie di comportamenti e adattamenti che le aiutano a sopravvivere e prosperare nel loro ambiente. Ad esempio, alcune specie hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato, lo usano per trovare il cibo e per comunicare con gli altri membri della loro colonia. Altre specie hanno mascelle e pungiglioni potenti, che usano per difendere le loro colonie dai predatori. Questi e altri adattamenti hanno permesso alle formiche di diventare uno dei gruppi di insetti più abbondanti e di maggior successo del pianeta.

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Con le loro oltre diecimila specie, le formiche hanno avuto, in termini di capacità di sopravvivenza, dominazione del territorio e genialità di soluzioni organizzative, più successo del genere umano. Perché? Come? Alla vita e alle avventure di quelli che taluno potrebbe definire gli abitanti più riusciti del pianeta Terra hanno dedicato decenni di osservazioni e ricerche gli autori di questo libro: E. O. Wilson, il creatore della sociobiologia, e il mirmecologo B. Hölldobler.

Così essi hanno decifrato per noi, quasi partecipandone, il mondo feroce e generoso delle formiche. Feroce per la durezza degli esiti, anche mortali, imposti all’individuo da strutture di comportamento quali l’inflessibile gerarchia e l’organizzazione sociale in caste; generoso per il benessere che da queste stesse strutture sociali deriva alla comunità quindi agli individui. Sia la ferocia che la generosità hanno la medesima radice: la cooperazione, uno dei risultati più controintuitivi e sorprendenti dell’evoluzione naturale.

Se Wilson ha dimostrato di avere quella capacità di diventare insetto fra gli insetti — un po’ alla maniera di Fabre — che è uno dei contrassegni più sicuri del grande naturalista, al tempo stesso l’osservazione tenace lo ha spinto verso complesse elaborazioni teoriche: tutta la concezione della sociobiologia deve molto a tali ricerche. E altri risultati cruciali vengono raggiunti nel corso di queste indagini, come ad esempio la scoperta del ruolo dei feromoni nella segnalazione e nella comunicazione all’interno della colonia.

Hölldobler e Wilson, inoltre, affrontano da più parti l’inquietante nesso tra superorganismo (la colonia) e altruismo (dell’individuo), apportando fra le righe contributi epistemologici significativi. Come i lavori di Eugène Marais sulle termiti e di Karl von Frisch sulle api, Formiche rimarrà un classico dell’etologia, poiché suscita in chi lo legge una tensione pari a quella di un rapinoso romanzo — o anche di un resoconto di esplorazione.

Il Libro

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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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