A chi appartiene la vita?
Una domanda filosofica e forse provocatoria. Tanto per aiutarci a vivere, tra cataste di morti e speranze di vita: a chi appartiene la vita, la vita di ognuno di noi, ed anche quella di Indi che, ormai, non respira più?
Questa “creatura” era un individuo o una persona? Sono individui o persone gli arabi, israeliani, palestinesi, ebrei, per non dimenticare poi gli ucraini e i russi, i serbi, i cinesi, i bianchi e i neri e tutti gli altri?
Tu, caro lettore che eventualmente mi leggi, a chi ti senti di appartenere? A te stesso o alla tua famiglia, alla tua religione, al tuo partito, alla tua ideologia, filosofia, patria, se ne hai una? Mi aiuti a capire, se possibile?
Indi Gregory ormai appartiene a madre Natura, ad essa è ritornata, secondo altri è nel regno dei cieli col suo Creatore, in un universo senza fine. Cittadina inglese o italiana, non fa differenza. A noi non resta che la sua memoria.
Quei pochi giorni che ha vissuto costituiscono la sua unica dimensione che si ritrova nella sua eternità. Come a questa “eternità” appartenevano tutte quelle “creature” denominate “pazienti”, che ho accudito in quella stessa Inghilterra dove è nata e passata a miglior vita Indi Gregory. Alla sua memoria dedico questo post.
Non avrei mai pensato che i quasi due anni che ho trascorso in quell’ospedale per pazienti con handicap fisici e mentali, giovani e vecchi, adulti e bambini, maschi e femmine, avrebbero avuto tanta importanza nella mia formazione morale, intellettuale, culturale e sociale. Ho avuto la possibilità di conoscere, visitare e frequentare diverse istituzioni universitarie, ma nessuna di queste come Harperbury Hospital ha avuto tanta importanza.
In una delle tante vite che ogni essere umano vive, posso dire di averne avute diverse. Una di queste è stata quella quando sono stato studente infermiere proprio nel paese di Indi Gregory, in quell’ospedale a nord di Londra diventato poi un derelict place ancora presente in Rete.
Un posto della mente che mi porterò dentro per sempre. Ne ho scritto in diverse occasioni, non intendo ripetermi. Non posso però fare a meno di ricordarmi di quella esperienza specialmente quando guardo la foto di Indi che ho messo a corredo di questo post.
C’erano tre “ward” (reparti) a Harperbury riservati ai bambini classificati per età e patologie. In quello al numero 1 ospitavano anche neonati con patologie simili a quelle di Indi. Non ho mai fatto servizio in questi reparti perchè soltanto infermieri qualificati potevano svolgere le loro funzioni.
Durante il corso di formazione che seguii per sei mesi, prima dell’esame per il livello preliminare annuale, ebbi modo di conoscere quella realtà umana che non immaginavo potesse esistere. Si trattava di curare e tenere in vita “creature” che non avevano alcuna aspettativa di vita futura normale.
Fatali lesioni cerebrali, handicap fisici totali, deficienze mentali e fisiche senza speranza. Creature viventi che dovevamo aiutare a vivere senza che essi sapessero qualcosa del loro essere in vita. Neonati, fanciulli, bambini, ragazzi che sarebbero cresciuti, maschi e femmine, sarebbero diventati adulti con le loro “deficienze” e sarebbero poi stati trasferiti in altri reparti.
Ricordo in particolare il “ward 6”, quello dei vecchi e il “ward 8” quello riservato ai soggetti pericolosi. Aveva le pareti di gomma e la stanza con la terapia elettroconvulsivante. Tutti dovevano vivere, pur non sapendo la maggior parte di essi a chi apparteneva la loro vita.
La questione a chi appartenga la vita umana è stata oggetto di dibattito in vari contesti, tra cui etica, diritto e religione. L’Italia ha fatto la sua parte offrendo la possibilità ai genitori di Indy Gregory di curare la loro figlia in Italia in un ospedale di proprietà del Vaticano. Il diritto inglese ha avuto il sopravvento, è stata staccata la spina e Indy ha smesso di soffrire. Perchè di questo si trattava. Farla smettere di soffrire. Secondo alcuni.
Secondo me questa decisione è stato un errore perchè la Natura rimane un mistero complesso e imprevedibile nelle sue manifestazioni. La “natura” di Indy avrebbe potuto reagire in un modo a-scientifico ed imprevisto. La decisione inglese di staccare la spina ha dimostrato che la vita appartiene allo Stato. Tutto il contrario di quello che facevamo ad Harperbury. E’ nato un “mondo nuovo” …