25 anni dopo il 5 maggio 1998 …
“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita” (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)
L’essenza della vita umana è simile a quella dei sogni. Come i sogni è effimera e fugace, eppure ciò che accade in essa può avere un impatto duraturo sulla nostra esistenza. Il Poeta suggerisce che la vita umana sia una sorta di sogno, racchiusa nello spazio e nel tempo di questa breve esistenza. Ma ci dice anche che può avere una portata e un significato molto più ampi di quanto si possa percepire a prima vista. La citazione è un esempio del carattere poetico e filosofico del pensiero umano, ma può anche avere la capacità di cogliere i temi universali dell’esistenza nel suo più crudo realismo. Quando guardo dalla finestra, nella immagine che qui riproduco, il parco del condominio ai piedi del Monte Saro nella cooperativa di Episcopio dove continuo a vivere, sono portato a pensare come il Poeta. Ma poi mi rendo conto di tutto quello che accadde e non posso pensare che fu tutto come un sogno. Non posso dirlo perchè nessuno sa cosa sono i sogni. So bene, invece, quello che accadde, quello che stava per accadere tra poco, oggi, venticinque anni fa. Vorrei saper dare forma a questo sogno, ma so bene che fu la realtà che ci stava per cadere addosso. Dopo 25 anni, un quarto di vita, un quarto di secolo,
“non basteranno tutti i fiori del mondo/Per le morti acerbe,/Ne’ basteranno i marmi scolpiti/A sanare le piaghe delle madri./Non bastano neppure le sere bugiarde/Fatte di babeliche parole/Piuttosto, domani,/Portino fra le zolle martoriate/Il seme buono di nuovi amori”
come scrisse Gino De Filippo nella sua poesia “Quella sera del 5 maggio” nel mio “Dizionario di una catastrofe”. Abbiamo bisogno di “nuovi amori”, ma so bene che tutto resta un “sogno” …