I 50 anni de “Il Giornale”. Un ricordo, un aneddoto, un pensiero, un augurio …

Antonio Gallo
2 min readMay 5, 2024

Non saprei dire quando ho conosciuto Vittorio Feltri. Non intendo l’uomo, ma la sua “scrittura”. Non l’ho mai incontrato di persona. In video lo vedo quasi ogni giorno. Ebbi il piacere di una una sua risposta au “Il Giornale” il 2 ottobre dello scorso anno, a pochi giorni di distanza dal suo ritorno alla direzione del giornale. Tra le diverse cose, gli chiesi come “vedeva” il suo futuro. Mi rispose in maniera secca e conclusiva: “Senza dubbio ancora qui. Qui a rompere le scatole”.

Quando Vittorio Feltri decide di rispondere alle domande che gli pongono i lettori, il direttore non si limita a dare risposte banali. Scrive dei veri e propri mini-saggi alla maniera di quelli che scrivevano i saggisti inglesi del settecento. Sono lettore de “Il Giornale” sin dal primo numero, ma non saprei dire quando ho iniziato a leggere Feltri.

Di libri lui ne ha scritto molti, ne posseggo diversi, ma ne conservo due con un profondo sentimento, sia particolare che personale. Il primo è un “Diario d’Italia (1815–1994, dal Congresso di Vienna alla II Repubblica) due secoli di storia, giorno per giorno”. L’altro, “Cento anni della nostra vita, visti da Vittorio Feltri (1905–2004)”.

Entrambi i volumi sono raccolte di fascicoli pubblicati il primo con il Giornale, il secondo con Libero. A pag. 686 del primo libro, per il 25 giugno del 1974. viene segnalata la nascita del quotidiano con il nome di “Il Giornale Nuovo”. Sono due libri a me particolarmente cari perchè i fascicoli dei due quotidiani furono raccolti e rilegati da mio Padre (classe 1906), che fu stampatore, tipografo, legatore e creatore di libri.

Fu lui ad insegnarmi a leggere e scrivere nella sua piccola tipografia postgutenberghiana, mettendo insieme i caratteri mobili di piombo e di legno sul bancone della composizione. Considerava Vittorio Feltri degno (e superiore) erede del fondatore Montanelli che lui aveva letto su “Il Corriere della Sera” durante il fascismo. A suo parere il direttore Feltri è un saggista perchè fa sempre precedere i fatti alle sue opinioni.

Io che ho qualche anno in più, mi permetto di pensare che “gallina vecchia fa buon brodo”. Ovviamente non ritengo affatto che Feltri sia una “gallina”. Ma se penso come un “Gallo”, classe 1939, non ho difficoltà a pensare che il tempo fa maturare la saggezza. Non mi resta che augurare a Vittorio Feltri e a Il Giornale un altro felice cinquantennio.

--

--

Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.